giovedì 13 febbraio 2020
Una volta tanto quell’incredibile personaggio che in Italia è nientemeno che ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha potuto lanciare ai suoi avversari nella polemica sulla prescrizione una parola non priva di efficacia, se non per la questione in sé, non certo per la responsabilità di quella “novità” della facoltà concessa ai giudici di rendere imprescrittibile qualsiasi supposto reato con una condanna di primo grado purchessia, magari emessa al solo fine di rendere imputato a vita un cittadino antipatico al “Partito dei magistrati”. Quella parola, è “ma allora perché questo obbrobrio lo avete votato anche voi?”.
Già. La risposta non potrebbe essere che quella: “Sì, ma eravamo distratti”.
I parlamentari, che, d’altro canto si dice siano troppi, hanno, o dovrebbero avere, compiti tanto estesi e complicati che un po’ di distrazione da parte almeno di quelli di loro che poco ne capiscono della materia su cui sono chiamati ad esprimersi, è non solo possibile e frequente, ma anche in qualche modo giustificabile. Se non per i partiti, certo per i singoli deputati e senatori. E ciò si dovrebbe tenere presente quando andremo a votare sul cosiddetto “taglio” del numero dei parlamentari. Altro che esubero! Per non lasciarsi passare sotto il naso boiate come la prescrizione imprescrittibile, essi dovrebbero essere almeno il doppio di quelli che sono secondo le norme della Costituzione oggi vigenti.
E per questo la Costituzione stessa presenta esami e riesami. E conferisce alla carica suprema dello Stato, il Presidente della Repubblica, poteri che consentono (o consentirebbero) di definirlo il “Guardiano della Costituzione”, cioè della conformità alla Costituzione degli atti degli altri poteri dello Stato. Uno solo dovrebbe dunque farsi carico di questa “distrazione” di assemblee numerose, con commissioni, comitati, esami in prima e seconda lettura?
Sissignori. Il Presidente della Repubblica dispone di un apparato al Quirinale che gli consentirebbe di non far passare inosservati e quindi di mettere il suo veto a molti degli svarioni, tali per incostituzionalità, delle leggi che, votate in Parlamento, egli, invece, promulga.
Credo che quella sulla prescrizione sia stata una topica la cui responsabilità, fa carico, oltre che a Parlamento ed ai partiti, a Sergio Mattarella che la sua “guardiania” della Costituzione dovrebbe esercitarla proprio e soprattutto nelle materie dei diritti civili e per la difesa dei cittadini da abusi legislativi che non sono meno gravi, anzi, lo sono assai di più degli abusi di potere commessi con singoli atti di singoli funzionari.
Né la questione è limitata solo a queste non piccole né trascurabili questioni della prescrizione-imprescrittibile. Il declino, il malessere delle istituzioni repubblicane, gli sfregi che le maggioranze e i governi degli ultimi tempi stanno arrecando al tessuto costituzionale ed alle libere istituzioni della Repubblica, avvengono senza che Mattarella si avvalga del suo potere-dovere di rimandare al Parlamento le più che frequenti norme violatrici del dettato costituzionale.
Perché? Mattarella non è privo di preparazione giuridica. Se non si avvale di questo suo potere di “Guardiano della Costituzione” non è certo per ignoranza o distrazione. È per una scelta. Fare questo suo dovere gli sembrerà portare acqua alle lotte contro le debolezze, instabilità e precarietà delle maggioranze stesse e dell’Esecutivo, dei governi che egli ha faticato a mettere in piedi tra scontri e contrapposizioni mai visti prima.
“Guardiano”, invece che della Costituzione, sembra lo sia della precaria baracca di queste marionette che oggi sono, purtroppo, in Parlamento. “Guardiano” di un po’ di (molto poca) stabilità (velenosa) dei governi. “Guardiano” non della Costituzione, ma del tirare avanti purchessia, assistendo, giorno dopo giorno, alla demolizione delle libere e valide Istituzioni.
Sto offendendo il Capo dello Stato? Non credo proprio. Lo offende assai di più il silenzio complice di chi fa finta di non vedere. E la “benevola comprensione” per questa tolleranza zoppa di Mattarella che è, oltre ad una complicità, una spinta, quasi un’impossibile giustificazione dei barbari vandali che detengono il potere.
Poco, anzi, molto poco, che valga il mio pensiero, non lo nasconderei per un gesto di pur doveroso rispetto verso il Capo dello Stato. Che si rispetta assecondandolo in ciò che di meglio sa e vuole fare per la cosa pubblica.
di Mauro Mellini