La demagogia al tempo del Coronavirus

mercoledì 5 febbraio 2020


Una premessa necessaria: non ne sappiamo niente di virus, di batteri, e di microbi domestici o di provenienza aliena. Al contrario, di demagogia e di demagoghi qualcosa ne capiamo. L’olezzo che emanano ce li rende inconfondibilmente riconoscibili. E il tanfo in queste ore si è fatto insopportabile. Precisamente dal momento in cui è stata resa nota la lettera congiunta dei governatori (leghisti) della Lombardia Attilio Fontana, del Veneto Luca Zaia, del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, indirizzata al ministro della Salute Roberto Speranza, con la quale hanno chiesto di estendere la quarantena prevista per chi proviene dalle zone colpite dal Coronavirus ai minori cinesi, scolarizzati in Italia, di rientro anch’essi dal Paese d’origine, dopo le festività del capodanno cinese. La misura è stata richiesta allo scopo di evitare rischi di contagio agli studenti italiani. Non lo avessero mai fatto.

È partita la sarabanda dei soliti multiculturalisti che hanno gridato alla discriminazione razziale contro gli incolpevoli bimbi cinesi. Condividiamo il dubbio del direttore Arturo Diaconale, sollevato nell’editoriale pubblicato ieri dal titolo “Il virus dell’imbecillità più grave del Coronavirus”, secondo cui: “È difficile stabilire se il massimo livello di imbecillità venga raggiunto da chi viene accusato di razzismo sanitario o da chi muove questa accusa verso coloro i quali non condividono le idee ed i principi del globalismo multietnico e multiculturale e chiedono misure efficaci per contenere l’epidemia di coronavirus”. Bisognerebbe domandare agli scienziati se esistano strumenti o specifiche analisi cliniche per misurare il grado di ridicolo che politici, ottenebrati dall’odio verso il nemico, possono raggiungere nel manifestare uno sdegno insufflato dall’aria fetida della demagogia. Non siamo in condizioni di dirvi se la misura precauzionale richiesta dai governatori del Nord sia efficace.

Di sicuro non nuoce al buon senso. Al contrario, della reazione scomposta inscenata dalla sinistra “illuminata”. Non sarà il caso di demonizzare i malcapitati bambini cinesi, ma se per recuperare qualche decina di nostri connazionali bloccati in Cina è stato mobilitato un imponente apparato militare e sanitario; se a un nostro giovanissimo connazionale è stato impedito il ritorno in patria perché sospettato di avere contratto il coronavirus a causa di un lieve stato febbrile riscontrato al momento della partenza per l’Italia; se ai bambini sistemati a bordo del Boeing KC-767 del 14esimo stormo dell’Aeronautica militare che li ha riportati a casa, gli operatori sanitari sono sembrati degli astronauti, per il tipo di attrezzature protettive indossate; se le autorità governative hanno disposto l’impiego dei thermoscanner negli aeroporti e nei porti per controllare la temperatura di tutti i passeggeri provenienti dall’estero, è segno che un problema c’è. E non solo per chi fino a ieri soggiornava a Wuhan, la megalopoli della Cina centrale nella provincia dello Hubei, da dove il virus è partito e si è propagato.

Che adesso i governatori di alcune regioni, coerentemente con i protocolli di sicurezza adottati a livello centrale, vogliano proteggere le proprie popolazioni, non può dare luogo a un’accusa di razzismo. A meno che non si sia demagoghi e in malafede. Piuttosto, che chiedersi del perché gli altri presidenti di regione non abbiano pensato di inoltrare la medesima richiesta, si è preferito cassare la misura proposta come pretestuosa giacché l’Italia ha bloccato i collegamenti con la Cina. Niente aerei, niente bambini cinesi potenziali portatori del virus incriminato. E pensare che in giro c’è gente pagata lautamente per partorire risposte tanto stupide. Vero che i voli diretti siano stati sospesi ma nulla vieterebbe a persone provenienti dalle zone del contagio di dirigersi verso altri Paesi europei che non hanno adottato le medesime misure restrittive previste dalle autorità italiane e, successivamente, imbarcarsi su voli con destinazione gli aeroporti italiani. In fondo, si tratta del disagio di fare scalo in un’altra capitale europea per poi rientrare in Italia.

Cosa impedirebbe a un virus che avanza indisturbato di trasmigrare da un corpo umano all’altro tra soggetti giovanissimi e perciò particolarmente esposti alle aggressioni virali, in un ambiente chiuso e dove si tengono contatti ravvicinati per lungo tempo come un’aula scolastica? Una circolare della neo ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina? Una dichiarazione a favore di telecamere dell’inossidabile premier Giuseppe Conte? Oppure la serafica tranquillità del ministro della Salute, Roberto Speranza, immortalato nell’attimo di rassicurare gli italiani che il Coronavirus viene affrontato dagli staff sanitari, su indicazione del ministero, alla stregua della peste e del colera? Evidentemente, terrorizzare i cittadini si può purché a farlo siano i buonisti della globalizzazione e i paladini delle società aperte. Perché se solo un sovranista osa proporre qualcosa di vagamente discriminatorio scatta la solidarietà multiculturalista contro coloro che dovrebbero vergognarsi anche solo di pensare a ciò che è interesse patrio.

Anche dichiarare lo stato d’emergenza sanitaria per i prossimi sei mesi si può ma chiedere un provvedimento precauzionale per tutelare la salute dei minori è atto di xenofobia e d’intolleranza razziale. Siamo ammirati che tre ricercatrici italiane, nei laboratori dell’ospedale romano per la cura delle malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”, siano riuscite nel giro di poche ore a isolare il Coronavirus. Un grande passo per la scienza. Ma a queste protagoniste sconosciute di storie di ordinario eroismo al tempo delle grandi paure collettive, a Maria Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita e Concetta Castilletti chiediamo uno sforzo supplementare per individuare un vaccino che libererebbe l’umanità da un grave flagello: l’imbecillità di certi politici. Che bello se un giorno il mondo potesse conoscere governanti attenti a non mescolare gli interessi collettivi con il tornaconto personale. Che bello sarebbe se davanti alla telecamere si presentasse un premier desideroso di dire la verità al popolo e non un damerino preoccupato di fare il fenomeno spacciandosi da risolutore di catastrofi pur di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai guai combinati dal suo Governo. Certo, sarebbe bellissimo. Però per noi si metterebbe male. Non potremmo più divertirci come adesso a smascherare l’untuosa ipocrisia dei sedicenti alfieri del “Bene”.


di Cristofaro Sola