Salvini ed il citofono

giovedì 23 gennaio 2020


Sdegno, condanna ed esecrazione. Perché Matteo Salvini ha citofonato ad un tizio, indicato dalla vox populi del luogo come uno spacciatore, per chiedergli se effettivamente si dedicava al commercio di erba, cocaina, eroina e droghe varie.

Perché tanta indignazione? Perché il citofonato è un tunisino e lo squillo del campanello, a causa della nazionalità dell’inquilino, pare abbia avuto un suono razzista. E perché con il suo gesto Salvini avrebbe tradito per bassi motivi propagandistici il suo ruolo di uomo delle istituzioni in quanto ex ministro dell’Interno. Non basta, poi. Perché molti non hanno visto nella citofonata solo un contenuto razzista, ma anche una forma di fascismo. Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, ha definito squadrista e degno degli anni più bui del deprecato regime il comportamento di Salvini, lasciando intendere che sulla faccenda sarebbe auspicabile un pronto intervento della magistratura.

Ovviamente per reato di scampanellata razzista e fascista!


di Orso di Pietra