martedì 7 gennaio 2020
“Il primo gennaio del 2020 è un giorno già importante perché entra finalmente in vigore la legge sulla prescrizione. Prima si perdeva tempo e si riusciva a farla franca, ora se vieni condannato in primo grado la prescrizione non esiste più, devi arrivare a sentenza”.
Così si è espresso un Luigi Di Maio ingrassato e con la barba incolta in un video postato su Facebook a Capodanno. A parte l’inedita immagine di ometto trasandato, il suo insopportabile trionfalismo propagandistico è rimasto tale, proponendo questa ennesima schifezza tossica del Movimento 5 Stelle come la panacea di tutti mali, in questo caso della giustizia.
Ma intanto il capetto politico dei grillini si è dimenticato di spiegare a chi ha ancora la pazienza di ascoltare la sue prediche indigeste che con la nuova legge anche chi è assolto ricade sotto la mannaia del “fine processo mai”, alterando profondamente i principi fondamentali dello Stato di diritto.
Ovviamente si tratta di una bazzecola per un personaggio che fonda la sua azione politica su un machiavellismo da quattro soldi, in cui l’uso debordante delle balle e delle promesse a vuoto dovrebbe giustificare chissà quale recondito fine.
In realtà, in questo difficile momento per il genio di Pomigliano d’Arco, alle prese con un non-partito che gli si sta letteralmente disintegrando in mano – tra fughe, espulsioni “eccellenti” e viaggi imbarazzanti del solito “Dibba”, quest’ultimo in procinto di recarsi in Iran – egli si aggrappa a qualsiasi argomento spendibile pur di dimostrare la sua esistenza in vita dal punto di vista politico. E dunque, dopo aver abolito la povertà ed aver inneggiato dal balcone alla devastazione dei conti pubblici, oggi non gli pare vero di spacciare una orrenda legge sulla prescrizione per una grande vittoria del popolo trionfante.
Il problema vero, tanto per Di Maio che per chiunque altro ritenga di restare al potere solo con le chiacchiere e la propaganda, è che l’anno appena iniziato si prospetta ancora più complicato di quello passato. Il Paese è economicamente inchiodato, anche grazie alle sciagurate iniziative fortemente volute proprio dal M5S, ed appare sempre meno in grado di finanziare un sistema politico-burocratico che spende troppo e spende molto male. Tant’è che, a riprova di una condizione assolutamente transitoria, l’attuale Governo dei miracoli a trazione grillina ha piazzato alcune mine fiscali nel corso del 2020. Mine fiscali che, assieme ad altre colossali clausole di salvaguardia in arrivo a fine anno, nessun alleato del M5S ha intenzione di intestarsi, ma sulle quali prima o poi qualcuno dovrà pur prendere una decisione definitiva. Nel frattempo non resta che consolarci con l’aglietto amarissimo di una legge sulla prescrizione che ci rende ancor più di prima un po’ tutti in libertà provvisoria.
di Claudio Romiti