Il camale(C)onte

lunedì 30 dicembre 2019


Mostrando la classica calma olimpica dei più incalliti giocatori di poker, il premier Giuseppe Conte ha annunciato la sua svolta. Svolta che potremmo definire del “camaleConte”, conoscendo i recenti trascorsi politici un personaggio che si sta dimostrando abilissimo a cambiare colore programmatico a seconda della situazione. Tutto questo all’interno della tradizionale conferenza stampa di fine anno, nella quale l’avvocato di Volturara Appula ha ribadito la ferma intenzione di concludere la legislatura nei tempi previsti, ovvero nel 2023, alla guida dello scalcinato Governo giallorosso. Ed ecco dunque la necessità per il nostro eroe di basare su solide fondamenta, soprattutto sul piano dei conti pubblici, la sua incredibile avventura nella stanza dei bottoni. Da qui la straordinaria intuizione con la quale sostenere un bilancio dello Stato sempre più agonizzante: la lotta all’evasione fiscale. Un vero e proprio colpo di genio che Conte ha così introdotto: “Per abbassare le tasse e tenere i conti in ordine l’unica prospettiva seria e credibile è quella di lottare contro l’evasione fiscale, un furto che svantaggia i cittadini onesti… se recuperiamo ingenti risorse questa è una strada perseguibile per abbassare davvero le tasse. Pagare tutti per pagare meno”.

In tal senso il presidente del Consiglio raggiunge l’apice del suo camalecontismo passando da assertore del taglio delle aliquote in deficit, come accadeva ai tempi del suo precedente Esecutivo gialloverde, a sostenitore ancora più convinto di una delle più diffuse illusioni fiscali della sinistra italiota. Ma in ambedue i casi il simpatico signor nulla di Palazzo Chigi si è ben guardato dallo sfiorare il colossale problema del taglio alla spesa pubblica, vero nodo da sciogliere che nessun politico di vecchio e nuovo conio sembra avere il coraggio di affrontare. Meglio quindi dare un poderoso calcio di fine anno alla lattina, annunciando un prossimo Eldorado in cui tutti pagheranno tutto e saranno poi assai più ricchi di prima.

A gennaio, ha dichiarato solennemente il premier, comincia una maratona di tre anni. “Ma questo – ha tenuto a precisare – non significa che andremo a passo lento, marceremo invece spediti. Vogliamo un ambizioso piano riformatore per realizzare quelle misure che il Paese attende da anni per migliorare la qualità della vita dei cittadini”.

Cioè il medesimo impegno che il suo attuale ministro degli Esteri, tale Luigi Di Maio, aveva preso a nome del Movimento 5 Stelle all’indomani della travolgente vittoria alle elezioni politiche del 2018. Tuttavia, dobbiamo doverosamente rilevare, per dovere di cronaca, che per adesso i nobili sforzi di questi due campioni dell’altruismo non hanno ancora varcato i confini del Parlamento, nel senso che gli unici ad aver conseguito un drastico miglioramento della loro esistenza materiale sembrano essere gli eletti del M5S. Tuttavia siamo certi che con l’anno che verrà la platea dei beneficiari di questo enorme cambiamento si allargherà a macchia d’olio, arrivando a far sentire i suoi effetti su gran parte della popolazione, parola di camaleConte, il maratoneta delle svolte impossibili.


di Claudio Romiti