La saga degli irresponsabili

venerdì 27 dicembre 2019


Dunque, dopo una lunga serie di ultimatum, il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, si è dimesso.

Ufficialmente il nostro mister sugar tax, essendo stato uno dei più accaniti sostenitori di questa ennesima scemenza fiscale, ha motivato la scelta con il mancato accoglimento della sua richiesta di maggiori fondi alla scuola pubblica: a settembre, all’indomani del suo insediamento, aveva annunciato ai quattro venti che se il Governo, in realtà il solito Pantalone, non gli avesse concesso tre miliardi in più da spendere, se ne sarebbe andato. Detto e fatto.

Avrebbe solo atteso il varo definitivo della Legge di Bilancio, onde non aggravare ulteriormente la situazione di un Esecutivo già piuttosto traballante.

Tuttavia da più parti si sostiene l’ipotesi di una rottura studiata ad arte contro Luigi Di Maio, da tempo oggetto di aspre critiche da parte dello stesso Fioramonti. In tal senso, secondo le stesse voci, tra cui Dagospia, ci sarebbe in progetto la creazione di un gruppo parlamentare autonomo che raccolga alcuni grillini scontenti, ma assolutamente devoti al Premier Giuseppe Conte, ovvero il principale avversario interno di Giggino.

Ma a parte un siffatto machiavellismo di Pulcinella, ad essere buoni, prendendo per valide le motivazioni di Fioramonti – onesto a 5 Stelle che, a quanto sembra, i suoi compagnucci grillini accusano di non aver versato 70mila euro di quote al Movimento – ci troviamo di fronte ad un fulgido esempio di una classica e molto italiana mancanza di responsabilità sul piano dei conti pubblici. Che poi risulta complementare alla citata opzione fioramontiana di colpire con la scure del fisco le merendine e le bevande zuccherate. In sostanza l’idea che si possa spendere, spandere e tassare senza ritegno, solo per venire incontro ai deliranti sogni di una pianificazione economica e sociale post-moderna, aumentando gli stipendi dello smisurato esercito dei dipendenti della scuola pubblica e inculcando una corretta alimentazione a forza di nuove imposte.

Tutto ciò ignorando, o comunque infischiandosene altamente, del micidiale combinato disposto di una economia stagnante e, conseguentemente, di una condizione a dir poco precaria del bilancio pubblico. Da questo punto di vista i “miseri”, secondo il geniale Fioramonti, 3 miliardi richiesti, se concessi in toto, avrebbero costituito un ulteriore, micidiale fardello per un Bilancio dello Stato che oramai si regge sul puntello sempre più aleatorio delle clausole di salvaguardia. Clausole le quali, anche senza i quattrini avanzati dell’ex titolare del Miur, per i prossimi due anni ammontano a quasi 50 miliardi di euro.

Ovviamente bazzecole per questa generazione di politici spuntati dal nulla e nel nulla destinati a tornare, non senza aver causato altri danni ad un Paese praticamente fallito.


di Claudio Romiti