giovedì 5 dicembre 2019
Che il blocco della prescrizione sia inaccettabile, ingiusto e pericoloso lo sappiamo tutti. Nessuno dubita che le idee del vacillante Guardasigilli - che sarà ricordato come il peggiore tra gli inquilini di via Arenula - siano così strampalate da risultare addirittura risibili.
Resta, però, il fatto che un intervento, al punto in cui siamo, non è più differibile e che è necessario mettere mano ai tempi del processo. Partiamo dalle cose semplici.
Noi vogliamo che la prescrizione protegga il cittadino dai tempi morti della giustizia, non da quelli in cui il processo è attivo.
Seconda considerazione. Noi non vogliamo che i Giudici siano incalzati dalla fretta e dall’ossessione di chiudere. La Giustizia non soggiace alle regole dell’industria e non persegue gli stessi obiettivi. Qui si decide il destino delle persone, non il raggiungimento del break heaven point.
Terza considerazione. I diritti e gli interessi della persona offesa - dei quali non possiamo non tenere conto - non sono quelli connessi alla punizione, ma quelli orientati al ristoro del danno. Attenzione a non confondere le cose.
Detto questo, che cosa possiamo proporre?
Per punti, con riserva di approfondimento e discussione:
Se davvero crediamo - ed è così - che la prescrizione debba colpire la stasi del giudizio e non vogliamo innescare pericolose tentazioni di sveltimento (di cui farebbero le spese i diritti dell’accusato), dobbiamo accettare almeno questo: che i tempi di legge - quelli della durata ragionevole - non si computino.
Sarà sciocco, ma è semplice e può essere spiegato anche ai bambini. Anche ad Alfonso Bonafede e ai suoi mandanti.
di Mauro Anetrini