venerdì 29 novembre 2019
Salvini minaccia Conte di denunciarlo alla magistratura per aver concordato con la Ue l’intesa sul Salva Stati che rappresenta un gravissimo danno per il paese. A sua volta Conte replica minacciando il leader leghista di querelarlo per averlo accusato ingiustamente e lo sfida a rinunciare all’immunità parlamentare e presentarsi in Tribunale a rispondere della sua calunnia.
Ma annunciare una denuncia è diversa dal presentare una denuncia. E la stessa differenza vale tra l’annunciare una querela per calunnia e presentare una denuncia per calunnia. Gli annunci sono delle intimidazioni. Ed in politica è pratica ricorrente enfatizzare le minacce per intimorire gli avversari e raccogliere consensi.
C’è una grande dose di strumentalità, quindi, nel duello ingaggiato tra il Presidente del Consiglio ed il leader dell’opposizione. Una strumentalità che però alimenta il rischio che l’eccessiva personalizzazione della vicenda possa far passare in secondo piano le due questioni principali poste dall’accordo con la Ue sul Salva Stati. La prima è se questo accordo, da chiunque sia stato discusso e da chiunque venga firmato, serva al nostro paese in termini di utilità pratica e politica. La seconda è se la cosiddetta benevolenza dell’Europa nei confronti dell’attuale governo e dell’attuale Presidente del Consiglio dipendano dalla promessa che l’Italia avrebbe comunque firmato l’intesa.
L’auspicio è che il dibattito previsto per l’inizio della prossima settimana alla Camera non ruoti attorno alla rissa personale tra Conte e Salvini ma contribuisca a chiarire a chi serve il Mes. Al paese o al governo giallorosso?
Il sospetto che serva più a Conte ed alla coalizione tra Pd e M5S piuttosto che all’Italia è forte. Un accordo che prevede il versamento di 14 miliardi e mezzo da parte del nostro paese in un fondo salva stati a cui non si potrà mai accedere a causa della clausola che esclude tra i beneficiari gli stati che non hanno i conti pubblici a posto, non sembra motivato da ragioni economiche ma solo da quelle politiche. Cioè dall’esigenza dell’attuale esecutivo di ottenere in cambio dai poteri forti europei quella benedizione e quel sostegno che rappresentano il suo principale puntello politico.
La questione è in questi termini? La risposta spetta al Presidente del Consiglio che non potrà evitarla puntando sul clamore della rissa personale con Salvini. A Conte il gioco è riuscito all’atto della caduta del suo primo governo ed alla nascita del secondo. Non può riuscire in eterno!
di Arturo Diaconale