L’eterna ansia del nuovo

mercoledì 27 novembre 2019


Era inevitabile che il cosiddetto Movimento delle sardine, in piena fase ascensionale, richiamasse la benevola e molto pelosa attenzione di parecchi paladini dell’informazione perennemente a caccia del “nuovo” da cavalcare.

Tra questi merita di essere segnalata la performance di Luca Telese il quale, intervenendo a ripetizione su alcuni canali televisivi, si è letteralmente trasformato in un novello cantore di codesta rivoluzione ittica, una sorta di Vladimir Majakovskij in versione caciottara. Folgorato da una sorta di rivelazione divina, il nostro ha addirittura elevato al rango di grande leader tale Mattia Sartori, uno dei 4 promotori della prima manifestazione “spontanea” delle stesse sardine, tenutasi in quel di Bologna il 14 novembre scorso.

Dunque, in meno di due settimane Telese, insieme a tanti altri esponenti di un sinistrismo sempre politicamente molto corretto, ha capito la portata epocale di una protesta la quale, ribadiamo, è totalmente rivolta contro il principale partito di opposizione, cioè la Lega di Matteo Salvini. Una protesta priva di contenuti concreti, come ad esempio avrebbe potuto essere quella orientata a confutare l’autolesionistica posizione leghista sul Meccanismo europeo di stabilità, battendosi per evitare il rischio di un pericoloso isolamento dell’Italia su questo delicato fronte finanziario.

Niente di tutto questo. Le sardine, analogamente a tante altre simili esperienze del passato più o meno recente, sembrano il prodotto di quella vasta componente della società che, perennemente in preda ad una sorta di ansia del nuovo, va alla ricerca di qualunque aggregazione pseudo politica la quale prometta, più o meno esplicitamente, di raggiungere una forma di purificazione collettiva contro il male. Quest’ultimo identificato, di volta in volta, con un partito e/o un leader politico, insieme ad alcuni comportamenti trasgressivi come la corruzione e l’evasione fiscale, oltre ai classici cavalli di battaglia tipici della sinistra, tra cui il mito dell’accoglienza e l’eterna lotta contro un fascismo che oramai si trova solo sui libri di storia.

Ebbene, ci vuole tanta immaginazione per riuscire a trovare qualcosa di veramente nuovo in questo ennesimo polpettone di genericissime buone intenzioni, della serie “vogliamo una politica con la P maiuscola”, che nulla di sostanziale dicono e nel nulla sono destinate a finire. Ciononostante, per chi è uso utilizzare per puri scopi professionali la sottostante ansia del nuovo, tutto fa brodo, per così dire.

Tramontata oramai miseramente la stagione del grillismo anticasta, quello che per intenderci prometteva di migliorare radicalmente l’esistenza delle persone comuni, gli esegeti del cambiamento delle chiacchiere in servizio attivo permanente non perdono tempo nel cambiare cavallo, o sardina che dir si voglia, in corsa.


di Claudio Romiti