I partiti come fenomeni di moda: il populismo “de sinistra”

lunedì 25 novembre 2019


Che siano di sinistra non c’è dubbio: le sardine fanno pensare, come simbolo, a tanti organismi messi all’ammasso e inscatolati da un’ideologia. Organismi dal cervello limitato per i quali l’unione fa la forza purché qualcuno questa unione la diriga da fuori e dall’alto. Ma la cosa che sconcerta di più – come al solito – sono le sardine percepite. La moda politica che nasce in due settimane, come le madamine pro-Tav, e che a seconda delle convenienze di sinistra si sviluppa sui giornali o viene denigrata. Le sardine si stanno sviluppando e i sondaggisti sprezzanti del ridicolo già li danno al 15 per cento. Mentre essi stessi, o esse stesse, per primi (o per prime) ancora non hanno capito bene cosa dovrebbero fare. Oltre a salvare il Partito Democratico in Emilia-Romagna a gennaio. Ci riusciranno? E soprattutto, qualora Stefano Bonaccini, che ha governato bene, dovesse venire confermato – e va anche detto che Lucia Borgonzoni sembra una candidata non perfettamente adatta, per una volta – saranno ’ste sardine a prendersene il merito?

La lama è a doppio taglio: se Bonaccini perde, ha perso lui. Ma se vince e il merito se lo pigliano le sardine questo significa che il Pd è sempre più avviato a fare la fine dei socialisti francesi. Un partito in declino sempre alla ricerca del Papa straniero. E la tendenza nata con il grillismo, oramai quasi esauritasi grazie a Dio, continuerà con questi movimenti giovanili, un po’ estremisti e un po’ infantili, pieni di certezze, ecologiche e non, e privi di dubbi sul come governare. E a ben vedere sono queste le basi di un nuovo populismo, tutto di sinistra, ma non meno pericoloso di quello a deriva nazionalista e fascistoide visto sinora. Tra Stalin e Mao, da una parte, e Hitler, dall’altra, c’è ben poco da scegliere.


di Dimitri Buffa