giovedì 21 novembre 2019
Secondo voi, per chi votano le sardine? Di certo, non votano per Matteo Salvini. Fin qui, tutto bene. Tuttavia, non bisogna fermarsi alla prima stazione, qualora si intenda svolgere una riflessione seria.
Domanda numero due: le sardine incidono o sono in grado di incidere sul risultato delle elezioni?
Poiché aggregano persone il cui comune denominatore è l’avversione al leader della Lega, credo si possa affermare che le sardine sono la proiezione di chi non ha mai votato (e, forse, mai voterà) per Salvini. Incidenza pari a zero. Sono gli antagonisti di Salvini con le pinne.
Terza domanda: siamo così tanto sicuri che le sardine facciano del bene alla democrazia? Se per democrazia intendiamo la piazza ricolma di persone accalcate, le sardine possono sembrare utili. Meno utili (forse, addirittura dannose) risultano a chi pensa – come è scritto in Costituzione – che la democrazia passa attraverso i partiti, secondo uno schema di delegazione riprodotto nelle rappresentanze parlamentari.
Insomma: trattasi di libera manifestazione del pensiero, non di progetto politico. Se progetto politico dovesse manifestarsi, le sardine si trasformeranno in ciò che dicono di non (volere) essere.
Siamo al punto: la maledetta legge elettorale vigente non favorisce la formazione di schieramenti stabili, né in maggioranza, né all’opposizione; né in Parlamento, né sulle strade.
Assistiamo, così, ad una maggioranza schizofrenica che presenta migliaia di emendamenti al disegno di legge prodotto dal Governo che sostiene e ad una piazza che non si identifica in nulla, ma aspira ad assumere la connotazione di un simpatico pesciolino, la cui nota caratteristica è muoversi in branco. Senza meta.
di Mauro Anetrini