L’inutile viaggio di Pompeo

martedì 1 ottobre 2019


Il Segretario di Stato Mike Pompeo è arrivato in Italia per capire da quale parte stia il nuovo Governo di Giuseppe Conte. Con l’Unione europea o con gli Usa sulla faccenda dei dazi? Con gli americani o con i cinesi nella questione delle tecnologie? Pompeo, che è di origini italiane, avrebbe potuto tranquillamente evitare un viaggio del genere. Perché non c’è bisogno del colloquio con l’attuale Presidente del Consiglio succeduto a se stesso alla guida di un governo totalmente diverso da quello precedente, per capire la posizione dell’Italia. E figuriamoci se sia necessario andare alla Farnesina dal neo-ministro degli Esteri Luigi Di Maio per avere una qualche rassicurazione sulle scelte di campo internazionali del nostro Paese.

L’Italia rappresentata dall’attuale Governo giallo-rosso è di qua e di là, di sopra e di sotto. È ovunque. Nella piena e completa fedeltà a quel motto dei secoli passati che ormai andrebbe inserito nella bandiera tricolore. Quello che recita “Franza o Spagna, purché se magna”. Conte, infatti, che pure è una creatura dell’Unione europea, si si trova a parlare con il Presidente Donald Trump si cala nella parte del suo lontano predecessore De Gasperi di fronte al Presidente Truman. È più atlantista di ogni atlantista. Al tempo stesso, però, se sale a Parigi o a Berlino a rendere l’omaggio dovuto del vassallo ai propri imperatori Emmanuel Macron e Angela Merkel, si trasforma in europeista ferreo ed intransigente. Di qua e di là. Per fare in modo che gli Stati Uniti ci lascino vendere l’olio ed il parmigiano senza dazi a New York e la Ue ci consenta di aumentare il debito pubblico senza massacrarci con lo spread alle stelle. Figuriamoci poi Di Maio. Che è troppo impegnato a trasformare il palazzone bianco nato per ospitare il Partito Nazionale Fascista nella sede del Movimento Cinque Stelle per preoccuparsi di rassicurare Pompeo (ma fosse parente di quello liquidato da Giulio Cesare?) che stare dalla parte di Nicolás Maduro ed accettare di entrare a far parte del piano di colonizzazione lanciato dalla Cina non comporta in alcun modo la fine dalla amicizia con gli Stati Uniti. Perché le ideologie sono superate. Come giustamente avevano stabilito gli antenati del “Franza o Spagna…”.

Può essere che Pompeo sia venuto per parlare con Papa Francesco. Ma anche in questo caso che c’è venuto a fare? Solo per avere la conferma che per gli Stati Uniti il meno affidabile di tutti è proprio lui?


di Arturo Diaconale