Il bivacco dei manipoli di Giggino

venerdì 27 settembre 2019


Il teatrino pentastellato non smette di inscenare il suo quotidiano spettacolo a beneficio di chi ancora crede alle surreali proposizioni dei suoi protagonisti. E mentre il prode Lorenzo Fioramonti, fresco ministro dell’Istruzione, si ingegna a scuotere una abulica opinione pubblica con la sua incessante campagna del nulla in favore dell’ambiente, quella sorta di fucina ambulante di nuove idee che risponde al nome di Luigi Di Maio, sempre più presunto capo politico dei grillini, gli fa il controcanto con una sfilza di ideone da antologia.

L’ultima in ordine di tempo prende di mira nientepopodimeno che l’articolo 67 della Costituzione italiana, il quale stabilisce che ogni membro del “Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

Ebbene, il nostro principe della politica, una volta ai vertici dei bibitari dello stadio San Paolo di Napoli, vorrebbe trasformare la nostra massima assemblea democratica in un suo personale bivacco di manipoli, eliminando questa fondamentale guarentigia a tutela della libertà di coscienza dei singoli parlamentari. Tant’è che questo campione della peggior demagogia intenderebbe rinforzare la sua proposta, mirata a rendere i medesimi parlamentari semplici e passivi esecutori, chiedendo un risarcimento di ben 100mila euro a chi lascia il Movimento 5 Stelle. Ciò per tamponare la fuga verso altri lidi dei grillini, come nel caso della senatrice Silvia Vono, passata tra le file dei renziani.

Stando così le cose, perché limitarsi a ridurre di circa un terzo il numero dei deputati e dei senatori, così come propongono i grillini? Imponendo il citato vincolo di mandato di fatto gli eletti si troverebbero a rappresentare non più il popolo bensì la volontà dei capi dei relativi partiti. Dunque basterebbe restringere a poche decine di soggetti la platea dei parlamentari per far funzionare la macchina democratica, eventualmente col supporto di un piccolo esercito di esperti nei vari campi e di segretari per il disbrigo delle questioni tecniche e burocratiche.

Addirittura, volendo spingere il sogno di Giggino oltre le nuvole della sua grande immaginazione, la stessa funzione incarnata dai parlamentari potrebbe essere abolita del tutto, attribuendo ai vertici dei singoli partiti un peso politico pari alla quantità di voti effettivamente ottenuti, similmente a ciò che accade nelle assemblee delle società per azioni, in cui decide chi ne possiede la maggioranza.

Sotto questo profilo Di Maio dimostra di voler rinverdire un celeberrimo sonetto composto da Gioacchino Belli a proposito de “Li soprani der monno vecchio”, laddove in un futuro prossimo egli potrà rivolgersi ai suoi diretti rappresentanti un significativo “io sò io e voi non zete un cazzo, sori vassalli e buggiaroni, e zitto”.

Tuttavia, per nostra fortuna, quelli del cantastorie di Pomigliano d’Arco sono solo i rigurgiti di un politico, benché ancora molto giovane, che sembra aver irrimediabilmente esaurito la sua “rivoluzionaria” spinta propulsiva.lorenzo-


di Claudio Romiti