giovedì 5 settembre 2019
Tra le pieghe di un’informazione edulcorata a beneficio del Conte-bis si scopre che la cancelliera Angela Merkel ha mal digerito l’annuncio della nomina a ministro degli Esteri di Luigi Di Maio, rinunciando a porre il proprio veto solo dopo aver avuto la rassicurazione che, come capitava con il precedente titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi, a svolgere il ruolo di vero titolare della politica estera italiana sarebbe stato direttamente il Presidente del Consiglio.
Non si sa se questa indiscrezione che ha fatto capolino tra le pieghe dei giornali sia vera. Assolutamente certo, invece, è che la presidente designata della Banca centrale europea Christine Lagarde, nel corso del suo intervento di presentazione alla Commissione Problemi Economici e Monetari del Parlamento Ue, ha espresso il proprio placet per il nuovo ministro dell’Economia e Finanze, l’europarlamentare Roberto Gualtieri del Pd. E lo ha fatto prima ancora che Giuseppe Conte salisse al Quirinale per sciogliere la riserva e presentare al Presidente della Repubblica la lista dei ministri.
Questo significa che il Governo Conte-bis è nato con il beneplacito delle massime autorità europee o che queste ultime hanno interferito direttamente sulla formazione del nuovo Esecutivo italiano? L’interrogativo è di lana caprina. Perché basta guardare l’andamento dello spread per avere la conferma certa e definitiva che il Governo nato dall’alleanza innaturale tra Movimento 5 Stelle e Pd ha impresso sulla propria fronte il marchio dei massimi poteri della Ue.
Nel 2011, quando il debito pubblico italiano aveva trecento miliardi in meno di quello di adesso, lo spread schizzò oltre i cinquecento punti per espellere Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi. Oggi che il debito è decisamente superiore e gli indicatori economici sono tutti negativi, lo spread scende sotto i 150 punti a dimostrazione che i mercati si muovono secondo gli interessi e le volontà di chi detiene il potere politico nella Ue.
Ma il Governo Conte-bis non risulta eterodiretto solo dall’asse franco-tedesco. Accanto al marchio dei poteri forti europei c’è anche quello del Vaticano di Papa Francesco, che ha lanciato la sua crociata contro i sovranisti identitari scambiandoli per i nuovi Albigesi e ne chiede lo sterminio ripetendo che “Dio riconoscerà i suoi”. Sulla fronte di “Giuseppi”, infine, c’è spazio anche per un marchio molto più piccolo, quello dell’Amministrazione Usa. Ma è un marchio che conta poco. Perché tra Donald Trump e Dipartimento di Stato fanno a gara a chi capisce di meno delle vicende europee ed italiane. E da buoni italiani Conte ed gli uomini del Pd (quelli del M5S non contano) riconoscono perfettamente i propri padroni e sanno che il capo della loro catena non è tenuto negli Usa, ma tra Parigi e Berlino.
Il Governo che nasce, dunque, è un Governo servo. Il ché non stupisce o scandalizza più di tanto. Ma chiarisce da che parte stare. Se con i padroni stranieri o con gli italiani da tornare ad affrancare dal solito servaggio!
di Arturo Diaconale