Lo shock economico

mercoledì 7 agosto 2019


La teoria dello shock economico, variamente sostenuta dal governo, non solo non è una novità ma è stata pure praticata in passato. Forse gli shock più famosi del passato furono il New Deal di Roosevelt in America e l’imponente programma di spese pubbliche civili e militari di Hitler in Germania. Ovviamente, furono diversi nell’intenzione, nei mezzi, nei risultati. Anche oggi c’è shock e shock.

Questa teoria, generalmente parlando, piace ai politici perché sembra soddisfarne l’impazienza, mentre, a rigor di logica, l’economia dovrebbe procedere senza salti e senza shock. Solo così infatti la crescita è costante, sicura, duratura. Lo shock in medicina è una sindrome che designa uno sbilanciamento; in economia, è invece inteso come cura per ravvivare il processo economico che langue per cause spesso tutt’affatto diverse da quelle che pretendono di curare con lo shock. La stagnazione economica e la deflazione sono state alleviate da una gigantesca immissione di carta moneta, ma, pare, senza gli apprezzabili risultati che se ne attendevano. La crescita è asfittica. Il cavallo, come si diceva un tempo, non beve o, concedendo, bevicchia. Il risparmio privato giace inerte e intimorito nei depositi bancari, mentre è incerto dove sia davvero finito l’oceano di euro straripato dalla Bce.

Per sua intrinseca natura, lo shock economico o è shockante o non è. Non lo sono pochi euro in busta paga regalati dallo Stato o un finto reddito falsamente prodromico di un lavoro produttivo o una pensione anticipata ma ridotta. Se lo shock deve consistere nel mettere più soldi nella tasca dei cittadini, il governante può procedere anche donandoglieli, ma devono essere tanti tanti. Oppure può ridurre le tasse in modo tangibile, però le ridurrà soltanto a chi le paga. La teoria dello shock, comunque la si giri e rigiri, è basata sull’idea, alquanto fideistica, che il grosso debito per metterla in pratica sarà più produttivo di possibili varianti virtuose. Ma, purtroppo, non esiste alcuna certezza che più debito generi più crescita e che il “profitto sociale” (come vorremmo chiamarlo) del debito sia davvero profittevole per l’intera società. Stando ai fatti, la nostra economia ha rallentato proprio in funzione della crescita del debito!

Considerando che shock significa pure terribile spavento, per parte nostra continuiamo a credere che un vero shock sia assolutamente indispensabile e che questo indispensabile shock sia addirittura attraente e quasi a buon mercato, se inteso ad affrancare gl’individui dalle pastoie che ne intralciano ed ostacolano la creatività e l’intraprendenza. Intendiamo il disboscamento delle leggi, della burocrazia, della giurisdizione; la certezza del diritto cioè dei premi, dei castighi, della aspettative; la garanzia politica e giuridica di poter godere di quella sicurezza di vita, nel presente e nel futuro, che Cicerone identificava mirabilmente nella “tranquilla libertas”.


di Pietro Di Muccio de Quattro