Il dubbio metodico degli asini

lunedì 29 aprile 2019


Come è noto soprattutto agli appassionati di filosofia, il “dubbio metodico” rappresentava per Cartesio una sorta di procedimento metodologico attraverso il quale, applicando il medesimo dubbio ad ogni ragionamento, giungere a tutta una serie di conoscenze, per l’appunto, assolutamente indubitabili.

Ora, a distanza di quasi 400 anni da tale elaborazione concettuale del grande filosofo e matematico francese, il Movimento 5 Stelle sembra voler ripercorrere i suoi stessi passi sul caso sempre più bollente del sottosegretario leghista, Armando Siri. In un breve articolo pubblicato da Luigi Di Maio sul blog dei grillini, in cui tra le altre cose vengono presentate cinque proposte per rilanciare il Governo giallo-verde, al primo capoverso leggiamo: “Il 4 marzo 2018 è una data importante perché i cittadini che rappresentiamo ci hanno dato un messaggio molto chiaro: ‘cambiate le cose in Italia’. Il cambiamento per noi è semplicemente il motivo per cui esistiamo. È la trasformazione, definitiva di quel sistema politico-affaristico, che per decenni ha rovinato l’Italia, in qualcosa di più giusto, più rispettoso. Anche per questo motivo, per dare un segnale inequivocabile che le cose non saranno mai più come prima, che la questione Siri non può essere snobbata. È un caso su cui un governo che vuole rappresentare il cambiamento, specie sotto un profilo etico e morale, non può cedere. Gianroberto diceva che quando c’è un dubbio, non c’è nessun dubbio, soprattutto quando ci sono di mezzo la mafia e la corruzione”.

Avete capito? Quando c’è di mezzo la mafia e la corruzione, secondo questi sanculotti all’amatriciana, il legittimo dubbio, che in tutti sistemi penali del mondo civile dovrebbe portare al proscioglimento dell’imputato, nell’avveniristica società a 5 Stelle rappresenta un sicuro indice di colpevolezza.

Siamo all’apoteosi della cultura del sospetto, dunque. Le elezioni europee si avvicinano a grandi passi e, schiacciati sotto la responsabilità di una crisi economica e finanziaria che si preannuncia devastante, questi paladini dell’onestà autocertificata rilanciano alla grande il loro ben noto giustizialismo da osteria, e lo fanno all’interno di alcune proposte con cui far ripartire il Paese, in modo da mettere in relazione quest’ultimo obiettivo con la prioritaria lotta ai corrotti, o presunti tali.

In questo senso, l’implicita individuazione del leghista Siri quale ostacolo alla realizzazione del summenzionato cambiamento, piuttosto leggibile in filigrana, rappresenta un vero e proprio colpo basso portato ai danni dell’alleato di Governo. Un colpo basso che, conoscendo i miei polli, rientra perfettamente nella logica politica dei due soci che occupano la stanza dei bottoni. L’unico problema è che in questo caso, a prescindere dal colore politico della persona coinvolta, ci si fa scudo della perniciosa presunzione di colpevolezza; ossia di uno degli aspetti più deteriori e regressivi presenti nella società italiana. E ciò rende la cosa del tutto inaccettabile, almeno per noi inguaribili liberali.

 


di Claudio Romiti