La retorica resistenziale dei somari

venerdì 26 aprile 2019


Era inevitabile che sulla ricorrenza del 25 aprile i due soci di governo trovassero ulteriori motivi di forte differenziazione politica. D’altro canto – a beneficio dei somari che usano in un senso o nell’altro la retorica resistenziale – sul piano storico la cosiddetta liberazione dal nazi-fascismo ha costituito da sempre una pagina più che controversa per il nostro Paese. Si è raccontato per decenni, per puri scopi propagandistici, che il contributo dei partigiani sarebbe risultato decisivo ai fini del ripristino del sistema democratico, quando in realtà ciò avvenne solo in virtù della schiacciante superiorità militare e logistica degli Alleati.

Inoltre, l’impressionante sequela di errori commessi da un Paese gravemente impreparato per un lungo conflitto bellico, il quale all’inizio del catastrofico azzardo messo in atto da Benito Mussolini era piuttosto compatto nei confronti del fascismo, non potevano ieri e non possono oggi essere certamente cancellati da una ricorrenza puramente simbolica. Una ricorrenza che, all’indomani di una tragedia che l’Italia poteva risparmiarsi semplicemente evitando di pugnalare alle spalle la Francia in quel fatale 10 giugno 1940, è servita per molto tempo a rimuovere dalla memoria collettiva l’imbarazzo di una adesione di massa ad un ventennale regime dittatoriale. In questo senso risulta particolarmente significativa una nota frase di Winston Churchill: “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti.  Il giorno dopo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure, questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti”.

Ora, dal momento che tanta acqua è passata sotto i ponti da quel fatidico 25 aprile 1945, specularvi politicamente, ripeto, in un senso o nell’altro non serve più a nulla, se non a distogliere per un attimo l’attenzione dei più sul disastro di una democrazia di Pulcinella la quale, con l’avvento del governo del cambiamento, sta accelerando la sua discesa verso gli inferi del sottosviluppo economico. E quando questo avverrà, non ci sarà nessuno che verrà a liberarci da una catastrofe che ci siamo autoinflitti, andando dietro ai cantastorie di tutti i colori e tendenze.

Nella guerra tra le illusioni mirabolanti e la realtà, al momento, non si intravedono significative aggregazioni di “partigiani” politici del buon senso. Buon senso che, soprattutto nell’ambito di una popolazione mediamente assai confusa, al livello politico non si costruisce né in poco tempo e né inseguendo la sterile demagogia dei maghi attualmente al potere.


di Claudio Romiti