mercoledì 24 aprile 2019
L’incendio che ha distrutto gran parte della cattedrale di Notre-Dame nel cuore di Parigi è una tragedia irreparabile. Anche se la cattedrale viene ricostruita, non sarà mai più quella di prima. Le vetrate e i principali elementi architettonici sono stati gravemente danneggiati e il telaio di sostegno della copertura in legno di quercia è stato completamente distrutto. La guglia centrale era un’opera d’arte unica. Era stata progettata dall’architetto che restaurò l’edificio nel XIX secolo, Eugène Viollet-le-Duc, che aveva basato il proprio lavoro su documenti del XII secolo.
Oltre all’incendio, l’acqua necessaria per spegnere le fiamme è penetrata nella pietra calcarea delle pareti e della facciata indebolendole e rendendole fragili. Il tetto è stato distrutto: la navata, il transetto e il coro ora sono a cielo aperto ed esposti alle intemperie. Non possono nemmeno essere protetti prima che la struttura non sia stata accuratamente esaminata, un compito che richiederà settimane. Anche tre elementi principali della struttura (il pignone del transetto nord, il pignone situato tra le due torri e la volta) sono a rischio crollo.
Notre-Dame ha più di 800 anni. È sopravvissuta alle turbolenze del Medioevo, al regno del Terrore durante la Rivoluzione francese, a due guerre mondiali e all’occupazione nazista di Parigi. Non è sopravvissuta a ciò che la Francia sta diventando nel XXI secolo.
La causa dell’incendio è stata finora attribuita a “una casualità”, a “un corto circuito” e più di recente a “un problema informatico”.
Se l’incendio fosse stato davvero accidentale, è pressoché impossibile spiegare come sia iniziato. Benjamin Mouton, già capo-architetto a Notre-Dame, ha spiegato che le norme erano particolarmente rigide e che nessun cavo o apparecchio elettrico, e nessuna fonte di calore potevano essere collocati nel sottotetto. E ha aggiunto che era stato installato un sistema d’allarme estremamente sofisticato. L’impresa che ha montato il ponteggio non ha utilizzato alcuna saldatura ed è specializzata in questo tipo di lavoro. L’incendio è scoppiato più di un’ora dopo che gli operai avevano lasciato il cantiere e nessuno di loro era presente. Le fiamme si sono propagate così velocemente che i vigili del fuoco accorsi erano scioccati. Remi Fromont, il capo-architetto dei monumenti storici francesi, ha dichiarato: “L’incendio non poteva divampare da uno degli elementi presenti nel posto da cui è partito. È necessario un reale potere calorifico per causare un disastro del genere”.
Sarà condotta un’inchiesta lunga, difficile e complessa. La possibilità che l’incendio sia frutto di un atto criminale non può essere scartata. Meno di un’ora dopo che le fiamme avevano cominciato ad alzarsi sopra Notre-Dame – quando ancora nessuno era in grado di fornire una spiegazione – le autorità francesi si sono affrettate a dire che l’incendio era “accidentale” e che “l’ipotesi dolosa è stata esclusa”. Queste dichiarazioni erano identiche a quelle rese dal governo francese dopo gli attacchi compiuti in Francia nel corso dell’ultimo decennio.
Nel novembre del 2015, le sera del massacro al Bataclan di Parigi, in cui i jihadisti uccisero 90 persone, il ministero francese dell’Interno dichiarò che il governo non sapeva nulla, salvo che era in corso uno scontro a fuoco. La verità venne fuori solo dopo che l’Isis aveva rivendicato la responsabilità del massacro.
A Nizza, dopo l’attacco terroristico con camion del luglio 2016, il governo francese ribadì per diversi giorni che il terrorista responsabile della morte di 86 persone era un “uomo con un esaurimento nervoso”.
Nel 2018, l’assassino di Sarah Halimi, che recitava versetti del Corano mentre torturava la sua vittima, è stato dichiarato “mentalmente disturbato” e ricoverato in una struttura psichiatrica subito dopo il suo arresto. Probabilmente, non affronterà mai il giudizio di un tribunale. L’8 aprile, Alain Finkielkraut e altri 38 intellettuali hanno pubblicato un testo secondo il quale l’assassino della Halimi deve essere giudicato. Il testo non ha avuto alcun effetto.
L’incendio di Notre-Dame è avvenuto meno di tre anni dopo che un “commando” di donne jihadiste, in seguito arrestate, aveva tentato di distruggere la cattedrale facendo esplodere delle bombole di gas. Tre giorni prima dell’incendio, il 12 aprile, la leader di questo commando, Ines Madani, una giovane francese convertitasi all’Islam, è stata condannata a otto anni di carcere per aver creato un gruppo terroristico affiliato allo Stato islamico.
L’incendio di Notre-Dame si è verificato in un momento in cui gli attacchi contro le chiese in Francia e in Europa si moltiplicano. In Francia, solo nel 2018, sono state vandalizzate più di 800 chiese. Molte hanno subito gravi danni: statue in frantumi e decapitate, tabernacoli demoliti, muri imbrattati di feci. Diversi edifici di culto sono stati incendiati. Il 5 marzo, la basilica di Saint-Denis, dove sono sepolti tutti i sovrani francesi, tranne tre, è stata vandalizzata da un profugo pakistano. Diverse vetrate colorate sono state rotte e l’organo della basilica, tesoro nazionale costruito tra il 1834 e il 1841, è stato parzialmente distrutto. Dodici giorni dopo, il 17 marzo, un incendio è scoppiato a Saint-Sulpice, la più grande chiesa di Parigi, provocando gravi danni. Dopo giorni di silenzio, la polizia ha finito per ammettere che si trattava di un incendio doloso.
Da mesi, delle organizzazioni jihadiste pubblicano dichiarazioni che invocano la distruzione di chiese e monumenti cristiani in Europa. Notre-Dame è stata ripetutamente indicata come obiettivo primario. Nonostante questo, la cattedrale non è stata ben protetta. Nel novembre scorso, due giovani uomini, entrati nella chiesa di notte, si sono arrampicati sul tetto e hanno girato un video che in seguito hanno diffuso su YouTube.
Quando è scoppiato l’incendio, numerosi messaggi sono stati pubblicati dai musulmani sui social media – su Twitter, Facebook e sul sito web di Al Jazeera – che esprimevano la gioia di vedere un importante simbolo cristiano distrutto. Hafsa Askar, un’immigrata di origine marocchina e vice-presidente dell’Union nationale des étudiants de France (Unef), la principale organizzazione studentesca francese, ha pubblicato un tweet che diceva: “La gente piange per dei piccoli pezzetti di legno (...) è un delirio di piccoli bianchi”.
Il presidente francese Emmanuel Macron, che non aveva mai menzionato gli attacchi contro la basilica di Saint-Denis o contro la chiesa di Saint Sulpice, si è recato subito alla cattedrale di Notre-Dame e ha dichiarato: “Notre-Dame è la nostra storia, la nostra letteratura, il nostro immaginario”. E ha omesso la dimensione religiosa della cattedrale.
La sera dopo, Macron ha detto che Notre-Dame sarà ricostruita in cinque anni: una dichiarazione audace. Numerosi commentatori hanno interpretato le sue parole come dettate dal suo disperato desiderio di cercare di riguadagnare la fiducia dei francesi dopo cinque mesi di manifestazioni, di rivolte e di devastazioni a causa della sua incapacità di gestire le sommosse dei “gilet gialli”. (Il 16 marzo, gran parte degli Champs-Élysées è stata danneggiata dai rivoltosi; i lavori di riparazione sono appena iniziati.) Tutti gli esperti concordano sul fatto che quasi certamente ci vorranno più di cinque anni per ricostruire Notre-Dame.
Macron ha curiosamente aggiunto che la cattedrale sarà “più bella” di prima – come se il monumento gravemente danneggiato potrebbe essere più bello dopo la ristrutturazione. Macron ha proseguito dicendo che la ricostruzione potrebbe essere un “gesto architettonico contemporaneo”. Il commento ha suscitato preoccupazione, se non panico, tra i difensori dei monumenti storici, che ora temono che il presidente voglia aggiungere elementi architettonici moderni a un gioiello dell’architettura gotica. Ancora una volta, Macron ha completamente omesso la dimensione religiosa della cattedrale.
L’atteggiamento dell’inquilino dell’Eliseo non è sorprendente. Dal momento in cui è diventato presidente, si è tenuto lontano da ogni cerimonia cristiana. La maggior parte dei suoi predecessori ha fatto lo stesso. La Francia è un paese in cui regna supremo un laicismo dogmatico. Un leader politico che osa definirsi cristiano viene immediatamente criticato dai media e ciò non può che nuocere alla sua carriera politica. Nathalie Loiseau – ex direttrice della Scuola nazionale di amministrazione e capolista alle elezioni europee del 26 maggio prossimo del partito creato da Emmanuel Macron, “La République en marche” – è stata di recente fotografata all’uscita di una chiesa dopo aver partecipato a una messa, e questo ha scatenato un dibattito nei media sulla questione se la sua presenza a una cerimonia religiosa in una chiesa costituisca un “problema”.
Le conseguenze della laicità francese sono visibili. Il Cristianesimo è stato quasi del tutto eliminato dalla vita pubblica. Le chiese sono vuote. Il numero dei preti sta diminuendo e i sacerdoti attivi nel Paese sono molto anziani o provengono dall’Africa o dall’America Latina. La religione dominante ora in Francia è l’Islam. Ogni anno, le chiese vengono demolite per far posto a parcheggi o a centri commerciali. Le moschee vengono costruite dappertutto e sono piene. Gli imam radicali fanno proselitismo. L’omicidio, tre anni fa, di Jacques Hamel, un prete 85enne che fu massacrato da due islamisti mentre celebrava la messa in una chiesa dove erano presenti soltanto cinque persone (di cui tre anziane suore), è un segnale eloquente.
Nel 1905, il parlamento francese approvò una legge che decretava la confisca di tutti i beni della Chiesa Cattolica in Francia. Le chiese e le cattedrali divennero di proprietà dello Stato. Da allora, i governi successivi hanno speso poco denaro per il loro mantenimento. Quelle chiese che non sono state vandalizzate sono fatiscenti, è così anche la maggior parte delle cattedrali. Ancor prima del devastante incendio, l’arcidiocesi di Parigi aveva dichiarato che “non poteva permettersi di fare tutte le riparazioni” di cui necessitava Notre-Dame, “che erano stimate a 185 milioni di dollari”. Secondo CBS News, in un servizio del 20 marzo 2018: “Il governo francese, proprietario della cattedrale, ha promesso di stanziare nel prossimo decennio circa 50 milioni di euro, lasciando un conto da pagare di 135 milioni di dollari”. Per trovare il resto del denaro, Michel Picaud, presidente della fondazione Amici di Notre-Dame, ha lanciato una campagna di crowdfunding per trovare donatori privati in Francia e oltre Atlantico. “Sappiamo che gli americani sono ricchi, quindi andiamo dove pensiamo di poter trovare il denaro per contribuire a ristrutturare la cattedrale”, ha dichiarato Picaud.
La sera in cui è scoppiato l’incendio a Notre-Dame, centinaia di francesi si sono riuniti davanti alla cattedrale in fiamme per cantare i Salmi e pregare. Sembravano improvvisamente aver capito che stavano perdendo qualcosa di immensamente prezioso.
Il governo francese ha deciso di iniziare a raccogliere donazioni da privati, da imprese e da organizzazioni per la ricostruzione. Più di un miliardo di euro sono stati versati. I miliardari francesi si sono impegnati a versare grosse somme: la famiglia Pinault (la principale proprietaria del gruppo Kering) ha promesso 100 milioni di euro, la famiglia Arnault (proprietaria di LVMH, colosso mondiale del lusso) 200 milioni di euro e anche la famiglia Bettencourt (proprietari della L’Oréal) ha assicurato che donerà 200 milioni di euro. Molti francesi di “sinistra” hanno immediatamente affermato che le famiglie facoltose hanno troppi soldi e che questi milioni potrebbero essere meglio utilizzati per aiutare i poveri che per prendersi cura di vecchie pietre.
In un prossimo futuro, il cuore di Parigi porterà le terribili cicatrici di un incendio che ha devastato molto più di una cattedrale. Le fiamme hanno distrutto una parte essenziale di ciò che resta dell’anima quasi perduta della Francia e di ciò che la Francia avrebbe potuto realizzare quando i francesi credevano in qualcosa di più elevato della loro esistenza quotidiana.
Alcuni sperano che la vista della cattedrale distrutta indurrà molti francesi a seguire l’esempio di coloro che hanno pregato la sera del disastro. Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi, ha dichiarato il 17 aprile, due giorni dopo l’incendio, che era convinto che la Francia avrebbe conosciuto un “risveglio spirituale”.
Altri, meno ottimisti, vedono nelle ceneri della cattedrale un simbolo della distruzione del Cristianesimo in Francia. Lo storico dell’arte Jean Clair ha detto di ravvisare nella distruzione di Notre-Dame un ulteriore segno di una “decadenza irreversibile” della Francia e della distruzione delle radici giudaico-cristiane dell’Europa.
Dennis Prager, un editorialista americano, ha scritto: “Il simbolismo dell’incendio della cattedrale di Notre-Dame, l’edificio più celebre della civiltà occidentale, il simbolo iconico della cristianità occidentale, è difficile da non notare. È come se Dio stesso avesse voluto avvertirci nel modo più inequivocabile che il Cristianesimo occidentale sta bruciando, e con esso la civiltà occidentale”.
Rod Dreher, un altro autore americano, ha rilevato: “Questa catastrofe a Parigi è un segno per tutti noi cristiani e un segno per tutti gli occidentali, soprattutto per coloro che disprezzano la civiltà che ha costruito questo grande tempio per il suo Dio su un’isola sulla Senna dove sono stati celebrati riti religiosi sin dai tempi della Roma pagana. È un segno di ciò che stiamo perdendo e di ciò che non ritroveremo se ora non cambieremo rotta”.
Per il momento, nulla indica che la Francia e l’Europa occidentale cambieranno rotta.
Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Guy Millière (*)