Il teletrasporto degli azzeccagarbugli

lunedì 11 marzo 2019


In merito alla surreale vicenda della Tav, il danno reputazionale che il Movimento 5 Stelle sta infliggendo all’Italia è molto grave.

L’immagine offerta da un Presidente del Consiglio, al fine di salvare capra, cavoli e poltrona, che si traveste da personaggio manzoniano, tale Azzeccagarbugli, si commenta da sola. E sebbene anche in questo caso, checché ne dica il sempre più fazioso Marco Travaglio, ne esca molto meglio la Lega di Matteo Salvini, per l’ennesima volta nel ruolo di partner ragionevole e dialogante, verrà molto presto il tempo in cui le follie programmatiche dei grillini diventeranno così tossiche da contaminare irrimediabilmente i propri alleati. Sotto questo profilo il gioco d’azzardo politico del capo del Carroccio non potrà certamente protrarsi oltre la scadenza delle prossime elezioni europee. Dopodiché i nodi economici e finanziari di una situazione sempre più catastrofica non potranno più essere mistificati con una delle tante supercazzole messe in atto dal sedicente “avvocato del popolo”, Giuseppe Conte.

Nel frattempo, tornando alla questione in oggetto, il Paese è costretto ad incassare il rallentamento di qualche mese di un’opera strategicamente fondamentale per un sistema economico di trasformazione come il nostro il quale, per soprammercato, da tempo si tiene in piedi soprattutto in virtù degli scambi commerciali con l’estero.

Pertanto, solo l’idea che la costruzione della tratta ferroviaria Torino-Lione possa saltare, isolando l’Italia dai principali corridoi continentali di interscambio su rotaia, dovrebbe seriamente preoccupare tutte le persone di buona volontà di questo disgraziato Paese. Ma di questo avviso non sembrano essere alcuni autorevoli commentatori di area grillina, come il succitato direttore de Il Fatto Quotidiano o come un suo collega assai presente in questi ultimi tempi sui vari talk-show di approfondimento politico: Gaetano Pedullà, direttore de La Notizia. Quest’ultimo, interpellato sulla Tav nel corso di una recente puntata di Coffee Break, se ne è uscito sostenendo apoditticamente che l’infrastruttura in questione “è inutile in quanto trattasi di un progetto ampiamente superato”.

Ora, rivolgendomi in particolare a chi abbia inquadrato la questione senza le lenti faziose della propaganda, per considerare superata la Tav i motivi possono essere essenzialmente due: o si pensa di rinchiuderci dentro un modello rigorosamente autarchico, confidando nelle sorti certe e progressive della mitica decrescita felice ampiamente teorizzata dagli ideologi grillini, infischiandocene altamente di un sistema di veloce interscambio trans-europeo; oppure Pedullà e soci immaginano di “superare” in modo agevole l’ostacolo naturale delle Alpi attraverso una qualche avveniristica invenzione.

D’altro canto, se gli azzeccagarbugli al potere con le chiacchiere stanno riuscendo non solo a far viaggiare i treni, ma anche a bloccarne le tratte in costruzione, potrebbero tranquillamente appaltare la prima stazione al mondo di teletrasporto, con tanto di capitano Kirk nel ruolo di capotreno. Tutto è possibile nel fantastico mondo alla rovescia degli onesti a 5 Stelle e dei loro cantori dalla penna illuminata.


di Claudio Romiti