Il perseverare diabolico di Renzi

lunedì 25 febbraio 2019


Ospite di Massimo Giletti, l’ex premier Matteo Renzi ha dimostrato ampiamente di non aver compreso una delle fondamentali ragioni che ne hanno troncato la sfolgorante carriera politica, aprendo di fatto un’autostrada ai populisti giallo-verdi. Malgrado egli in questi ultimi tempi abbia rigettato con veemenza quest’ultimo rilievo, mosso anche dal sottoscritto su queste pagine in tempi non sospetti, in due passaggi stupefacenti della sua lunga intervista Renzi ha confermato pienamente l’assunto, raccontando in sequenza due colossali balle che in qualche modo, come è riuscito a fare in passato, tendono ad accreditare indirettamente la linea delle illusioni adottata dai partiti attualmente al governo del Paese.

In primis, onde giustificare l’impoverimento del ceto medio avvenuto negli ultimi anni, questo ennesimo genio incompreso della politica italiota ha rispolverato la tesi farlocca del presunto cambio sbagliato allorché l’Italia passò dalla lira all’euro. Secondo Renzi il cambio a 1.936,27 avrebbe, testualmente, “portato le zucchine a raddoppiare il costo”. Ed a questa assurda teoria, la quale è comunque smentita da qualunque rilevamento statistico, l’ex enfant prodige fiorentino ne affianca un’altra altrettanto colossale: “La colpa di tutto questo non è del Governo Prodi – sotto la cui guida entrammo nella moneta unica – bensì dei suoi successori, i quali non avrebbero controllato a dovere”. Cosa poi essi avrebbero dovuto controllare, visto che l’Italia già da molto tempo prima del fatidico passaggio dell’euro viveva in un regime di cambi fissi con i Paesi del Mercato comune, non è dato sapersi. Oltre al fatto che all’interno di una economia avanzata è il mercato che generalmente fissa i prezzi dei beni e la moneta legale, a meno di interventi di pesante manipolazione operata dalla Banca centrale che la emette, di per sé non è in grado di alterare il costo reale dei beni medesimi.

In verità i numeri e non le chiacchiere da bar ci dicono che l’euro continua a rappresentare una valuta dal forte potere acquisitivo, garantendone nel tempo una stabilità nel potere d’acquisto che con la liretta soggetta a continue svalutazioni ci sognavamo. Ma il problema politico di fondo, al di là di ulteriori argomentazioni più approfondite sul tema, resta sempre quello accennato all’inizio di questa breve riflessione. Ovvero, il grave errore prospettico di inseguire sul piano delle balle spaziali i campioni di un tale sport, saldamente insediati nella stanza dei bottoni. Dato che costoro continuano a basare una buona parte del loro consenso su una certa avversione nei riguardi dell’Europa in generale, le sottili differenze che Renzi ha espresso sulla moneta unica “sacrosanta” e il cambio “sbagliato” non vengono assolutamente colti dalla stragrande maggioranza degli elettori, i quali, come quando da premier Renzi toglieva la bandiera dell’Europa dal suo ufficio in polemica con Bruxelles, si sentiranno ancor più autorizzati a sostenere la linea politicamente meno ambigua dei dichiarati euroscettici, rispetto a chi si pone furbescamente a metà del guado. In questo senso il perseverare dell’attuale senatore fiorentino risulta veramente diabolico.


di Claudio Romiti