Il naufragio sovranista

mercoledì 20 febbraio 2019


Se ci si potesse dimettere dall’essere cittadini italiani, ammetto che ci farei più che un pensierino. Ciò soprattutto in relazione all’incredibile spettacolo di un dibattito politico-mediatico il quale, mentre l’Istat continua a fotografare una economia in caduta libera, si balocca per settimane intorno alla questione della richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Una vicenda tipicamente italiana, in cui giustizia e politica si trovano per l’ennesima volta mescolate all’interno di uno sterile polpettone da gettare in pasto all’opinione pubblica, ma che sul piano sostanziale non sposta di una virgola il dramma sistemico di un Paese che sta letteralmente affondando. Così accade che, con il circo dell’informazione completamente assorbito dalla molto interessata svolta garantista del Movimento 5 Stelle, l’agghiacciante dato sul fatturato dell’industria relativo a dicembre 2018 – il peggiore da 10 anni a questa parte con un meno 3,5 per cento congiunturale e addirittura un 7,3 per cento negativo su base tendenziale – passi praticamente inosservato.

In pratica si tratta dell’ennesimo segnale di avvertimento, prima dell’inesorabile schianto finale, per una Repubblica di Pulcinella che imperterrita prosegue nella sua linea autodistruttiva. Una linea che l’attuale Governo giallo-verde sembra aver condotto alle estreme conseguenze, inanellando una impressionante serie di misure talmente sballate da far tremare i polsi. Misure in gran parte elaborate dai grillini, come il “Reddito di cittadinanza”, il famigerato “Decreto dignità”, il blocco di gran parte delle opere infrastrutturali in atto e tutta una serie di sciagurati interventi nei settori produttivi e finanziari che ben poco hanno a che vedere con una moderna economia di mercato.

Tuttavia anche la Lega di Matteo Salvini, per quanto essa cerchi in ogni modo di contenere la furia statalista dei suoi alleati, ostinatamente decisi ad imporre il dominio della mano pubblica in ogni ambito della società, con la tanto auspicata Quota 100 sulle pensioni, che a regime costituisce una vera e propria bomba ad orologeria per la sostenibilità del sistema previdenziale, non si è fatta alcuno scrupolo nello scassare i conti per un puro tornaconto elettorale.

Ora, superato l’ennesimo scoglio giudiziario che incombeva su un Esecutivo democraticamente eletto, la strada per le elezioni europee appare spianata per le due forze sovraniste, sebbene dal lato bruto dei consensi i leghisti sembrano destinati a surclassare i loro sodali di Governo. Però, e c’è un però, il deterioramento della vitale questione economica risulta così rapido che, chiunque dovesse anche stravincere il 26 maggio prossimo, dovrà poi fare i conti con una prospettiva di breve e medio periodo catastrofica.

In particolare sarà necessario giustificare ai milioni di elettori che avranno rinnovato la loro fiducia ai vincitori del 4 marzo l’inevitabile naufragio, rigorosamente sovranista, verso il quale l’ircocervo politico pentaleghista sta portando il Paese. In quel momento, con la traumatica presa di coscienza collettiva imposta dai fatti, sarà a tutti evidente l’enorme divario che esiste tra la demagogia della balle e il governo della realtà. Statene certi: il 2019 sarà un anno bellissimo!


di Claudio Romiti