Sono tutti ministri di tutto

giovedì 13 dicembre 2018


Una volta, a giudicare dall’assai scarsa memoria che ne resta, si direbbe in un tempo assai lontano, i ministri avevano una specifica competenza per le diverse materie oggetto dell’azione del Governo. Una volta. Quando la parola competenza aveva del resto anche un altro significato che le faceva riscontro.

Al mio paese d’origine, un certo personaggio di professione agricoltore ma soprattutto di figlio di agricoltori, perché dalla morte di suo padre pare che la sua azienda andasse a rotoli, nominato giudice conciliatore, si immedesimò talmente nella sua carica, che, trovato un avvocaticchio che gli scriveva pompose motivazioni delle sue sentenze, si convinse di essere un eminente giurista. Accadde che uno dei contendenti di non so quale lite sollevasse eccezione di incompetenza. Fattosi spiegare che, in sostanza, quel gran maleducato aveva affermato che egli “non era competente”, si inviperì e minacciò fuoco e fiamme: “Io sono competentissimo! A me incompetente non lo ha detto mai nessuno! Lo farò arrestare!”.

Credo che nel Governo giallo-verde, che nessuno chiama il “Governo Conte”, quel bell’esemplare del giure avrebbe figurato benissimo.

Nel Governo M5S-Lega, tutti sono competenti di tutto. Nel significato tecnico-processuale del termine. Nell’altro senso, quello che faceva incavolare quando osavano negarglielo il mio buon compaesano, tutti sono convinti di essere “competentissimi”, specie quando si tratta di questioni nelle quali il loro partito ha sempre sparato cazzate e raccolto consensi. Chi è il ministro degli Esteri? Vi sarà capitato di ritenere che deve essere quello là, lo spaccatutto, Matteo Salvini. Tutti sono ministri del Bilancio, dell’Economia, delle Finanze. Anche il presidente della Camera dei deputati, che non è ovviamente ministro, fa la parte di quello degli Esteri rompendo le relazioni con l’Egitto.

Soprattutto, tutti sono presidenti del Consiglio dei ministri. Giuseppe Conte, non si capisce ben cosa sia. Pare che il suo compito sia quello di cercare di smorzare un po’ le liti degli altri “facenti funzione di capi del Governo”. Soprattutto se c’è una questione destinata a suscitare interesse ed attenzione (e, magari, incazzature) tra la gente, nessuno la molla. Del resto ciò non avviene solo nell’ambito della politica e del Governo. Se volete una lezione sulla competenza per territorio, andate ad Agrigento, dove il procuratore Luigi Patronaggio, inventore del sequestro di persona per mancata ospitalità, pare abbia pure inventato la competenza per priorità “di una bella pensata” come si dice a Roma. “Ci ho pensato prima io”. Pare che questo fosse il fondamento della sua memorabile azione penale contro Salvini. Anche nel Governo pare che ci sia un diritto di prima acchiappata delle questioni. Di quelle che piacciono e rendono l’attenzione ed il plauso del bar dello sport. Chissà che qualche giurista degno di questo sistema non vi sforni un bel trattato sulle nuove forme ed i nuovi criteri di competenza. Basterà che aggiunga qualche battuta per affermare che sì, quei ministri, devono essere competenti. Nel senso del buon giudice conciliatore. Che, a pensarci bene, era, al paragone, magari, un grande giurista.


di Mauro Mellini