venerdì 30 novembre 2018
La favola di una Manovra che romperebbe la tendenza del passato sembra che al di fuori dell’Italia venga ritenuta tale, cioè una favola.
In sostanza, come spesso ripete nei suoi interventi pubblici l’ottimo Michele Boldrin, la linea iper-assistenzialista delle misure sonoramente bocciate da Bruxelles, e prima ancora dai mercati, appare in totale continuità con la filosofia economica che ha caratterizzato la politica italiana degli ultimi decenni. Una filosofia che lo stesso economista padovano ha brillantemente messo in evidenza nell’ambito di un recente dibattito con Carlo Cottarelli, organizzato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia.
In estrema sintesi, sostenendo una tesi che personalmente condivido sin dai tempi della cosiddetta Prima Repubblica, Boldrin ha spiegato alla folta platea di studenti e professori che da tempo in Italia – dico io per preminenti motivi di facile consenso – si privilegia una politica economica orientata a favorire i consumi, attraverso i molteplici canali della nostra sempre più colossale spesa corrente, a tutto danno di chi invece, più o meno consapevolmente, tenderebbe a far crescere il sistema dal lato dell’offerta.
Quindi, anziché stimolare lo sviluppo economico attraverso la via maestra degli investimenti pubblici e privati, si destinano crescenti risorse ad un welfare già estremamente costoso, seppur piuttosto squilibrato, sottraendole a quel luogo, il quale per molti politici oggi in auge risulta assolutamente misterioso, che potremmo definire come mercato concorrenziale. Ciò, in grandissime linee, fotografa un Paese in cui la platea degli assistiti-consumatori si allarga, sostenuto con sempre maggiore difficoltà da un popolo di produttori in evidente declino sia quantitativo e sia qualitativo. D’altro canto, non bisogna essere un premio Nobel per comprendere, sempre in tema di continuismo somaro, che lo smantellamento della sacrosanta Legge Fornero sulle pensioni, nell’ambito dello Stato più invecchiato d’Europa e con una delle più alte spese previdenziali al mondo, ci riporta ai fasti di quella repubblichetta delle banane che ha prodotto nel tempo un colossale debito pubblico.
Allo stesso modo, nel Paese di Pulcinella e dei sussidi regalati a pioggia a milioni di nullafacenti, non ci vuole un genio per rendersi conto che il tanto strombazzato reddito cittadinanza altro non è che una riedizione su larga scala della famosa scarpa regalata agli elettori dal famoso armatore, nonché sindaco di Napoli, Achille Lauro; quest’ultimo divenuto, a torto o ragione, icona deteriore del voto di scambio.
In conclusione, così come rilevato dallo stesso Boldrin nel corso del citato dibattito, non possiamo certamente considerare la propensione dell’attuale Governo ad incentivare la famigerata arte di Michelaccio, che per la cronaca è il mestiere di mangiare, bere e andare a spasso, alla stregua di una virtuosa svolta epocale sul piano della politica economica. In realtà si tratta dell’ennesima riedizione, infarcita di chiacchiere populiste e sovraniste elaborate tra quattro amici al bar, di quella nefasta democrazia acquisitiva che ha generato un debito pubblico mostruoso e che, a causa delle medesime chiacchiere elevate ad azione di Governo, oggi è sempre più a rischio sostenibilità.
di Claudio Romiti