mercoledì 17 ottobre 2018
Se c’è un errore banale e mortale che possa oggi compiersi in Italia come in ogni altra parte d’Europa è quello di ritenere che l’alternativa per i Popoli del nostro Continente sia tra questo assetto semifederale dell’Europa o, invece, il ritorno a un assetto che con neologismo equivoco (è facile cambiando una consonante evocare i castrati che cantavano in teatro e in chiesa fino ai primi anni dell’800) è di moda definire “sovranista”, cioè divisa, come nei secoli scorsi, in tanti Stati in lotta tra loro.
La realtà cruda è che la scelta cui inconsciamente andiamo incontro è tra conservazione e rinnovazione di un ruolo primario nella civiltà, sul potere culturale, economico e militare del mondo a essere emarginati, divenire un povero e stentato “quarto mondo”, essere sopravanzati da Cina, Stati Uniti, Stati Asiatici e magari Africani. Non c’è oggi spazio e avvenire per entità corrispondenti ai vecchi Stati.
Questo assetto dell’Europa semifederalista è servito finora solo a evitare di scannarci e ad amministrare il nostro declino economico. Questa è la realtà. Una scelta Europa SÌ – Europa NO è in sé inconcepibile: o l’Europa saprà darsi un assetto che ne faccia nuovamente il motore del progresso mondiale, dell’economia, della cultura, oppure dell’Europa, degli Stati europei, di quella che è stato (nel bene oltre che nel male) il suo vigore morale e politico ben presto scomparirà anche la traccia.
L’alternativa è Europa concorde e ben organizzata come un grande Stato federale, oppure il rapido degrado, la pratica retrocessione, la fine di un ruolo millenario. È possibile che non si comprenda che questa è la realtà e, soprattutto, che non si sappia compierla? Purtroppo, non solo in Italia, ma in modo più o meno grave ed evidente un po’ in tutti gli altri Paesi europei la classe dirigente è oggi a un livello che rende assai difficile pensare di vederla alle prese con grandi cose, grandi problemi. Ci resta la speranza. Non è poco.
di Mauro Mellini