martedì 9 ottobre 2018
I dieci comandamenti del cosiddetto Decalogo di Abramo Lincoln sono ammirevoli sotto ogni profilo. La loro classica bellezza rifulge pure alla più superficiale lettura. Anche se ne restano incerti autore e testo, i dieci punti sintetizzano in forma di auree massime un pensiero politico profondo e complesso, poco meno di una dottrina generale, molto più di una saggezza popolare. È sorprendente constatare che i “10 NON FARE” (come pure sono chiamati) sono attualissimi: una guida per l’azione, preziosa per individui e governi. Ognuno, gettando un semplice sguardo alla società, scorge senza difficoltà quali e quanti mali la affliggono, i quali sono diretta conseguenza della violazione di tali divieti. Vien fatto quanto essi comandano di non fare!
Negli Stati Uniti i precetti godettero di ampia diffusione in ogni ceto. Un successo spiegabile non solo con l’immediata chiarezza dei concetti, ma anche con la profonda rispondenza che trovano nell’animo americano. In Italia, al contrario, sono quasi sconosciuti e molto disapplicati. Divulgarli con ogni mezzo, come faccio da oltre trent’anni, equivale a rendere un buon servizio al nostro Paese, sebbene sembri pressoché inutile. La vita individuale e la politica nazionale migliorerebbero decisamente quando questi comandamenti, penetrati nella coscienza della gente, diventassero in generale la regola pratica di condotta. I “10 Punti” sono stati erroneamente ascritti ad Abramo Lincoln, ma l’identità della persona che intenzionalmente o inconsapevolmente li ha attribuiti a Lincoln non è stata mai accertata. Eccone il testo, come risulta nell’uso più frequente:
Purtroppo devo constatare che gran parte di questi comandamenti, se non tutti, viene violata, in modo diretto oppure obliquo, in pensieri ed atti, dal governo nell’insieme e da ministri specificatamente.
di Pietro Di Muccio de Quattro