giovedì 4 ottobre 2018
Il reddito di cittadinanza può diventare la buccia di banana del Movimento Cinque Stelle. Non solo perché costituisce l’obiettivo centrale di tutte le critiche provenienti dall’Unione europea e dalle opposizioni nazionali. E questa massa di contestazioni incide sugli umori dei mercati che spostano spread e Borsa a danno dell’economia italiana. Ma soprattutto perché il progetto ha due difetti di fondo. In primo luogo non è fondato sulla necessità di assistere le fasce più deboli della società colpite dalla crisi, ma sull’idea balzana di una società futura in cui i progressi tecnologici riserveranno il lavoro a pochi esperti e provocheranno masse di disoccupati a cui andrà assicurata comunque la sopravvivenza. In secondo luogo deve ancora trovare un sistema di applicazione che non sia la semplice elargizione senza distinzione alcuna a tutti i poveri veri o presunti esistenti in Italia nel tempo presente.
Sull’idea balzana si può anche evitare di polemizzare rilevando che storicamente i progressi della tecnologia non hanno mai ridotto il lavoro ma lo hanno sempre diversificato e moltiplicato. Invece sull’attuazione pratica del reddito di cittadinanza si deve riflettere attentamente visto che non sarà mai possibile “abolire la povertà” distribuendo soldi a pioggia a milioni e milioni di diseredati veri o fasulli.
Sull’argomento già circolano le proposte più assurde. Come quella dell’impiego etico del sussidio. Cioè dell’assegnazione del reddito solo a chi dovrebbe dimostrare di impiegare i soldi per la sopravvivenza ed i bisogni primari e non per qualsiasi altro scopo.
Qualcuno ha rilevato che chi ha proposto l’impiego di questo tipo ha in realtà in testa il progetto dello stato etico, quello in cui è lo Stato, necessariamente totalitario, a decidere i bisogni ed i sogni dei cittadini. Ma in realtà dietro un’idea del genere non c’è neppure l’intendimento di dare vita ad un sistema dittatoriale sul modello maoista. C’è solo una incompetenza piena di arroganza e presunzione. Il ché è addirittura peggio rispetto ai nostalgici del Grande Timoniere. Perché questi ultimi hanno almeno un’aspirazione in testa, quella di rendere tutti uguali nella povertà. Gli arroganti ed incompetenti, il nulla! E il nulla può fare più danni delle cattive ideologie!
di Arturo Diaconale