lunedì 17 settembre 2018
A giudicare dalla confusa linea del Esecutivo giallo-verde, il cui principale “successo” è stato quello di far aumentare i costi per finanziare l’intero sistema italiano, non mi stupisce affatto la dura presa di posizione di Mario Draghi. Soprattutto quando il presidente della Banca centrale europea sottolinea che il suo mandato “non è di garantire che il deficit dei governi sia finanziato a qualsiasi costo”, egli esprime una sonora bocciatura nei confronti dei dissennati propositi di spesa espressi, in un bailamme di minacce e rassicurazioni, dai sovranisti al potere.
D’altro canto, di fronte alle sempre più concrete prospettive di un deciso rallentamento dell’economia mondiale – cosa molto funesta per un Paese fortemente vocato all’export come il nostro – il monito di Draghi non può che risultare bene accetto da parte di quella minoranza di italiani i quali, allergici alle pozioni miracolistiche di leghisti e grillini, sono da tempo responsabilmente preoccupati da un evidente avventurismo delle chiacchiere che rischia seriamente di produrre danni irreparabili.
Danni che per il momento, come ha ricordato lo stesso Draghi, hanno cominciato a materializzarsi per imprese e famiglie con il significativo aumento dei tassi d’interesse. Ma è con il varo definitivo della Legge di Bilancio che, a parere dell’attuale capo della Bce, le parole dovranno essere trasformate in fatti concreti. Fatti che, in estrema analisi, saranno poi inevitabilmente sottoposti al giudizio insindacabile degli investitori interni ed esteri. A tal proposito, occorre ricordare che in soli due mesi sono usciti dall’Italia ben 72 miliardi di capitali stranieri, in gran parte impiegati in titoli del Tesoro, e che un tale segnale negativo, che per dimensioni ci riporta alla crisi del 2011, non sembra essere stato preso con la dovuta attenzione da parte di chi, e mi riferisco in particolare al Movimento 5 Stelle, ritiene che attraverso il consenso popolare sia possibile violare le leggi fondamentali della matematica.
In tal senso la narrazione dei sovranisti italiani, pressoché identica a quella dei loro colleghi europei, in cui essi assumono il ruolo di fatine benefiche dispensatrici di quattrini a pioggia, vuoi sotto forma di reddito di cittadinanza o di flat tax, è inevitabilmente destinata a sfracellarsi contro un muro di cemento armato chiamato realtà. Una realtà che in questo momento si declina attraverso una crescente sfiducia che si manifesta sui mercati, nei quali chi vi opera “vota” tutti i giorni nei riguardi di un sistema politico che, pur vivacchiando in un sistema afflitto da gravissimi problemi endogeni, con l’arrivo del Governo sovranista sembra aver imboccato la strada delle buone intenzioni di cui è lastricato l’inferno.
Spero, nell’interesse di tutti, di essere smentito da succitati fatti. Ma per questo dovremmo attendere la fatidica data del 15 ottobre prossimo, termine improrogabile entro cui dovrà essere presentata in Parlamento la tanto attesa Legge di Bilancio.
di Claudio Romiti