mercoledì 29 agosto 2018
Alcuni mesi fa, è scoppiata una tempesta mediatica globale dopo che i cattolici polacchi avevano organizzato una preghiera di massa in tutto il paese. La BBC ha definito “controversa“ questa iniziativa, per via dei “timori che potrebbe essere considerata come una approvazione del rifiuto espresso dallo Stato di accogliere i migranti musulmani”.
Ma in Gran Bretagna non è scoppiata la stessa polemica quando 140mila musulmani si sono raccolti in preghiera nei prati verdi dello Small Heath Park, a Birmingham, partecipando a un evento organizzato dalla moschea di Green Lane per celebrare la fine del Ramadan.
In Francia è in corso un dibattito sulla necessità o meno di fermare le preghiere in strada. “Non pregheranno in strada, lo impediremo”, ha annunciato il ministro dell’Interno Gerard Collomb.
“Lo spazio pubblico non può essere occupato in questo modo”, ha detto Valérie Pécresse, presidente del Consiglio regionale dell’Île-de-France, la quale ha guidato una protesta da parte di consiglieri e parlamentari. In Italia, centinaia di musulmani hanno pregato davanti al Colosseo e le preghiere musulmane si sono svolte anche davanti al Duomo di Milano.
Le cifre sono rivelatrici. Quando i musulmani di tutta Europa hanno celebrato con le preghiere pubbliche la fine del Ramadan, il mese sacro nell’Islam, le piazze cittadine – da Napoli (in Italia) a Nizza (in Francia) – erano stracolme. L’evento annuale di Birmingham iniziò nel 2012 e vi parteciparono 120mila fedeli. Due anni dopo, il numero dei fedeli salì a 40mila. Nel 2015, a 70mila. Nel 2016, i musulmani in preghiera divennero 90mila. Nel 2017, erano 100mila. Nel 2018, quel numero è salito a 140mila. E l’anno prossimo?
“Mentre le due chiese [locali] sono semivuote, la moschea Brune Street Estate ha un problema diverso: il sovraffollamento”, ha osservato il quotidiano Daily Mail, mettendo in luce la situazione a Londra. “La stessa moschea è poco più di una piccola stanza in affitto in un centro sociale, e può contenere solo cento fedeli. Ma il venerdì i numeri si gonfiano fino a tre, quattro volte e i fedeli devono riversarsi per strada a pregare, dove occupano circa lo stesso spazio della dimensione della semivuota chiesa di Santa Maria”.
La preghiera pubblica non è una manifestazione “normale” della legittima libertà di culto occidentale. Mediante questi eventi pubblici, alcuni musulmani estremisti sembrano presentare un’alternativa al secolarismo europeo.
Quali sono le differenze con il Medio Oriente e il Nord Africa? In Tunisia, è vietato pregare in strada. E in Egitto, per tutto il periodo del Ramadan sono stati proibiti i sermoni pronunciati nelle 20mila “moschee informali”. “I membri dei salafiti e dei Fratelli Musulmani hanno assunto il controllo di molte di queste moschee e hanno continuato a usarle come piattaforme per diffondere le loro false convinzioni religiose”, ha detto Jaber Taya, portavoce del Ministero egiziano dei Beni religiosi. Questi paesi arabi sanno meglio dell’Europa che per contenere il fondamentalismo islamico è di cruciale importanza controllare le strade.
A Birmingham, una delle città più islamizzate della Gran Bretagna, la preghiera annuale di massa ha luogo sotto la leadership della moschea di Green Lane, quartier generale dell’organizzazione radicale Markali Jamat Ahi Hadith, che è affiliata al presunto “moderato” Consiglio musulmano britannico. Non solo la Green Lane vieta alle donne di indossare i pantaloni o di usare Facebook, ma i suoi oratori predicano l’odio verso i non musulmani. Abu Usamah, uno degli imam di spicco della moschea, è stato registrato mentre diceva: “Osama bin Laden è meglio di un migliaio di Tony Blair, perché è un musulmano”; “Allah ha creato la donna deficiente, anche se è laureata. Il suo intelletto è incompleto” e mentre affermava che gli omosessuali dovrebbero essere “gettati giù” dalle montagne.
Un articolo pubblicato dal quotidiano francese Le Figaro ha arguito: “Birmingham è la seconda città più grande del Regno Unito dopo Londra. Ha quasi un milione di abitanti, metà dei quali sono immigrati, con un quarto di musulmani. Nel quartiere popolare di Small Heath, situato nella zona orientale della città, circa il 95 per cento della popolazione è musulmana. “Le numerose moschee del posto offrono una vasta gamma di pratiche che vanno dal sufismo al salafismo più radicale, come la moschea salafita. (...) Alcuni negozi hanno diversi orari di chiusura corrispondenti a quelli delle preghiere quotidiane... “Le librerie sono religiose. Le agenzie di viaggio garantiscono vacanze ‘Muslim friendly’ con destinazioni dove ai clienti – in particolare alle clientela femminile – si offre l’accesso a strutture con spazi non misti e piscine in cui le donne possono nuotare e ‘preservare la loro modestia’”.
Potrebbe non essere una coincidenza che molti jihadisti britannici provengano da Birmingham, che è stata definita “la capitale jihadista della Gran Bretagna“. Il magazine francese L’Obs ha pubblicato una inchiesta sugli islamisti francesi che si trasferiscono a Birmingham per godere di un ambiente più libero e multiculturale.
Il fatto che 140mila musulmani si siano di recente riuniti in Gran Bretagna per una preghiera pubblica organizzata da una moschea nota per il suo estremismo e per i legami con terroristi jhadisti, non dovrebbe soltanto allarmare le autorità britanniche, ma anche quelle di altri paesi europei.
di Giulio Meotti (*)