martedì 28 agosto 2018
Non si cava il sangue dalle rape. Ma qualche volta esse stillano veleno. In nome dell’antipolitica i Cinquestelle hanno conquistato ruoli politici e di potere. Ma anziché tentare di creare una politica nuova, di cui sempre parlano, alla prova dei fatti essi hanno sfoderato ridicole pretese, tali che sembra rappresentino le ragioni di quelli del bar dello sport, dove tutti sono commissari tecnici della Nazionale di calcio e sfoderano la loro brava ricetta per vincere facilmente tutte le partite e i Campionati del mondo. E, quel che è peggio, dalle rape stilla abbondante il veleno.
Ciò, più che nelle questioni di governo del paese, può notarsi nella quotidianità delle amministrazioni locali, in cui il pettegolezzo si sostituisce alle ragioni e ai ragionamenti e gli epigoni del “Vaffa” di Grillo, sempre più si accostano ai professionisti di maneggi, assecondandone e facendone proprie le diffamazioni sistematiche e le calunnie, che hanno tutte il sapore di essere lanciate su commissione di assai interessati mandanti. E ciò è sotto gli occhi di tutti. C’è una tendenza, dunque, dell’antipolitica a trasformarsi in malapolitica, tale nei metodi, purtroppo, nei moventi, che sta rilevandosi in modo addirittura grottesco.
Cosi i cinquestellati non solo si considerano i soli depositari della illibatezza e della capacità di risolvere ogni problema, ma pretendono di applicare agli altri il principio della presunzione, anziché dell’innocenza, di colpevolezza e, magari, di colpevolezze fantasiose. Trovando una sponda per tali loro farneticazioni in chi di tale assurdo principio ha fatto un comodo sostitutivo delle fatiche della propria professione, oppure di chi ha trovato, sguazzandoci dentro, il modo di campare aggredendo nei modi e per i motivi più assurdi quanti costituiscono un ostacolo ai poco chiari o addirittura chiarissimi disonesti affari dei loro mandanti o clienti.
Dall’antipolitica, dunque, ad una grottesca e contorta malapolitica, con una evoluzione, in talune città, la cui rapidità è assai allarmante ed, al contempo, tale da rendere il fenomeno assai facilmente rilevabile. Non vi sono, di fronte a tali constatazioni da opporre questioni di alleanze, di prudenza per non ledere legami, magari “grottescamente” contrattuali per non alterare equilibri e schieramenti. Se è concepibile stare con le rape e dalle parte delle rape, è sempre inammissibile e sconcio l’autolesionismo del rassegnarsi a gustarne il veleno che, a quanto pare, esse non sanno far altro che distillare. Ed è delittuoso tollerare che lo diffondano propinandolo a tutti i cittadini.
di Mauro Mellini