mercoledì 8 agosto 2018
Giudicando l’indirizzo fin qui seguito dal Governo giallo-verde, particolarmente ciò che emana dalla componente grillina, chiunque ancora speri che possa uscire qualcosa di buono per il Paese non può che rassegnarsi a morire disperato. La confusa visione, a dir poco retrograda, che sostiene l’azione politica del Movimento 5 Stelle non mi sembra assolutamente compatibile con ciò che effettivamente servirebbe all’Italia per non cadere nel baratro del sottosviluppo.
In questo senso, non si amministra un sistema economico afflitto da grandi e antiche problematiche con misure profondamente sbagliate ma dai nomi altisonanti, come l’appena convertito in legge “Decreto dignità”. Un pasticciaccio brutto di natura dirigistica il quale, sebbene non stravolga in un senso o nell’altro il mondo del lavoro, va sicuramente nella direzione di disincentivare l’attività economica in generale, appesantendo i costi e i rischi delle aziende sul piano delle assunzioni in tutte le sue forme possibili. Probabilmente si tratta della stessa dignità che il ministro Luigi Di Maio aveva promesso di tutelare con ogni mezzo nei confronti dei fattorini in bicicletta di Foodora. Forse non sarà dipeso solo dalla demagogica ostilità del giovane titolare del dicastero del Lavoro e dello Sviluppo economico, ma sta di fatto che la multinazionale tedesca che opera nella consegna di pasti a domicilio, dopo aver minacciato di andarsene dall’Italia a seguito dei recenti diktat espressi da Di Maio in favore di una stabilizzazione dei fattorini medesimi, ha appena annunciato di aver deciso di lasciare il Belpaese.
In tal senso risuonano tragiche e grottesche allo stesso tempo le parole scritte sul suo blog da Beppe Grillo: “Sono orgoglioso dell’operato di Luigi Di Maio, aver creato acque difficili a questi pizzicagnoli del lavoro meriterebbe un giorno di festa nazionale. Agli italiani non resta che scegliere fra due visioni chiaramente distinte e inconciliabili del futuro di questo Paese: chi lo voleva svendere e chi sta cercando di restituirgli una dignità; spero che siano tanti i piranha che seguiranno i su menzionati ‘ciclosfruttatori’; e basta sì, di loro. In alto i cuori!”.
E dopo i “piranha” di Foodora molti altri potrebbero seguire, a cominciare dagli indiani di ArcelorMittal i quali, malgrado un investimento previsto di ben 5 miliardi di euro per rimettere in sesto l’Ilva di Taranto, stanno subendo i ricatti e le pressioni dei grillini per riassumere i 3.500 operai valutati in esubero. Anche in questo caso emerge chiarissima la linea oltranzista dei grillini, espressa in modo reciso dallo stesso Di Maio: “Non riconvoco il tavolo dell’Ilva perché non ci sono da parte dell’azienda acquirente segnali di miglioramento sul piano occupazionale. Non ha senso rivederci se si prevedono 10mila assunti su oltre 13.500 e tutti gli altri devono restare a carico dello Stato”.
E certo - in questo Giggino e il fondatore del M5S sembrano quasi in simbiosi - meglio chiudere bottega e burattini, come si suol dire, e salvare la tanto preziosa dignità. In tal senso mi viene alla mente una ricorrente battuta pronunciata di fronte ai suoi atterriti collaboratori da Iosif Stalin, più comunemente conosciuto da noi con il nomignolo di “Baffone”, quando si trovava a commentare le molte esecuzioni capitali dei suoi presunti oppositori: la morte risolve ogni problema, nessun uomo nessun problema. Allo stesso modo, cacciando a pedate quei pochi che ancora sarebbero disposti ad investire nel Paese di Pulcinella, i grillini intendono risolvere la storica questione dell’alta disoccupazione italiana: nessuna azienda, nessun posto di lavoro, nessun problema. Sarebbe difficile fare meglio di così.
di Claudio Romiti