mercoledì 27 giugno 2018
A giudicare dall’impressionante sequela di annunci bombastici che sta accompagnando il governo del cambiamento, è quasi un miracolo che non sia ancora iniziata una fuga in massa dai nostri titoli di Stato, sebbene l’attuale spread sul decennale segnali una evidente inquietudine da parte degli investitori. Ma se dovesse persistere l’attuale incertezza sul da farsi, malamente celata dietro una sempre più grottesca guerra di parole, è assai probabile che nei mesi a venire il sistema italiano nel suo complesso si troverà in guai molto seri.
E se per adesso le ripetute assicurazioni in merito al bilancio pubblico espresse del ministro dell’Economia Giovanni Tria sembrano aver momentaneamente allontanato i foschi presagi di una imminente crisi di sfiducia, esse da sole non bastano a compensare lo sconcerto quotidiano suscitato dalle esternazioni dei due attuali vicepremier, l’uno contro l’altro armati di molte chiacchiere e altrettanti distintivi.
Tuttavia, mentre Matteo Salvini sta avendo senz’altro buon gioco sul fronte caldo dell’immigrazione, come d’altro canto segnalano in modo eloquente i sondaggi, Luigi Di Maio è costretto a rincorrerlo su una strada tutta in salita: quella insidiosissima delle riforme economiche.
Nonostante l’inesorabile realtà dei conti, la quale tenderebbe a bloccare sul nascere qualsiasi fuga in avanti, il capo politico dei pentastellati risulta completamente assorbito in una sorta di trance agonistica. Le sue promesse vengono continuamente rilanciate con altri e ancor più mirabolanti prodigi da regalare ad un popolo festante. Tant’è che all’Assemblea di Confartigianato, svoltasi martedì scorso a Roma, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, a chi gli chiedeva lumi sul miracolo del reddito di cittadinanza ha così risposto: “Subito, subito. Ci sto lavorando notte e giorno. Il reddito di cittadinanza è la mia priorità più grande. La lotta alla burocrazia e la lotta alla povertà decideranno il futuro di questo governo”.
E in attesa che la manna di 780 euro cada copiosamente dal cielo al grido “delle coperture me ne frego!”, Di Maio ha preannunciato la connessione gratuita per almeno mezz’ora al giorno a beneficio di chi non se la può permettere. A suo avviso “la connessione internet è un diritto primario di ogni cittadino e il governo è al lavoro per garantire questo diritto.” Già, peccato però che prima della connessione occorre dotarsi di un computer, di un modem/router e di un collegamento ad una linea adsl, a fibra ottica o satellitare. Ma per chi viene dalla scuola di pensiero dell’economia a km zero cosa volete che sia?
Siamo certi che lo staff di espertoni che supportano le magnifiche iniziative del ministro Di Maio avrà certamente escogitato il sistema più rapido e meno costoso per far navigare su internet tutti i poveri italiani, compresi i clochard che vivono sotto i ponti. Questi ultimi dovranno sempre vedersela con una esistenza ai limiti della sopravvivenza ovviamente, però almeno potranno consultare per mezz’ora al giorno il fantastico, incommensurabile Blog delle Stelle, moderna evoluzione di quell’antico e, da molti, mai dimenticato “sol dell’avvenire”. Un sole che non tramonta mai nel cielo degli ingenui e degli sprovveduti di questo disgraziatissimo Paese. Potremmo anche fare default, ma il diritto alla mezz’ora d’aria in rete non c’è lo toglie proprio nessuno.
di Claudio Romiti