La formazione giallo-verde prova a guidare il Paese

giovedì 10 maggio 2018


La formazione giallo-verde al governo del Paese. È una sfida complessa che si appresta ad affrontare lo stallo politico determinato dal voto del 4 marzo. Alla fine la Lega di Matteo Salvini pare abbia scelto di guidare questa fase politica a braccetto del Movimento Cinque Stelle di Luigi Di Maio. Al di fuori della coalizione di centrodestra. Dunque, senza l’apporto di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. Quella del leader leghista è una decisione solo in apparenza sorprendente. In realtà, Salvini ha sempre visto come il fumo negli occhi l’ipotesi del governo tecnico o “neutrale” o “del presidente”.

Ma la verità è un’altra. Il presidente Silvio Berlusconi ha dato il “nulla osta” al governo “colorato”, confermandosi uno straordinario stratega. Perché in questo modo, con la sua decisione, ha tolto ogni alibi a Salvini e, soprattutto, a Di Maio. Ora sta a loro governare. L’esecutivo andrà messo alla prova. Forza Italia da questo momento giudicherà i singoli provvedimenti e si riserverà di approvare o meno le misure del nuovo governo. Da questo momento non ci saranno più dubbi. Quella di Salvini è una decisione non osteggiata da Berlusconi. Ma, con tutta evidenza, è decisione presa dal segretario leghista in piena autonomia. Certo, andrà chiarito nei prossimi giorni, per quale motivo la Lega abbia scelto di siglare un accordo con i grillini, consapevole del fatto che svolgerà la funzione di cosiddetto “junior partner”. Già. Perché Salvini, con la coalizione di centrodestra al governo, sarebbe stato premier.

Con Di Maio farà il “secondo” a bordo ring. Il tempo, come sempre, è galantuomo. Vedremo di cosa saranno capaci i due nuovi coalizzati. Capiremo se vestiranno i panni dei venditori di fumo oppure degli statisti. Riusciranno a realizzare i loro obiettivi? Un fatto è certo. La coalizione di centrodestra non è al capolinea. Governa quasi ovunque nel Paese. Non solo al Nord. Nella precedente legislatura, Forza Italia ha sostenuto il governo Letta. Quella posizione non ha determinato la rottura della colazione dei moderati. Per queste motivi, Berlusconi non si è opposto alla coppia inedita. Ma il giudizio sui Cinque Stelle, naturalmente, non cambia. Si tratta di un gruppo di avventurieri e miracolati della politica condannati all’irresponsabilità.


di Giovanni Mauro