lunedì 30 aprile 2018
Caro direttore, ti confesso che per la prima volta da quando scribacchio di politica mi trovo nella desolante condizione di non trovare uno spunto che possa suscitare un minimo interesse.
Mi sento letteralmente sopraffatto da un dibattito surreale in cui i principali commentatori del nostro teatrino democratico passano il tempo a discutere di forni, di convergenze, di contratti alla tedesca, di passi di lato e di altre sciocchezze allo stato puro intorno alla nascita di un accordo di governo che ogni giorno che passa sembra sempre più irrealizzabile. Ma in questa impressionante orgia di contorte elucubrazioni basate sul nulla, il tema fondamentale dei contenuti concreti sembra non interessare a nessuno, o quasi.
In merito al chimerico Esecutivo a 5 Stelle, nell’ossessione di scoprire quale sia il forno vincente, se quello con la Lega deberlusconizzata o l’altro con il Partito Democratico derenzizzato, la questione legata agli strettissimi margini operativi con i quali ci si dovrà confrontare non viene toccata neppure di striscio.
Il piccolo dettaglio, per così dire, di una finanza pubblica che non consente di mettere in pratica neppure una virgola di quanto promesso in campagna elettorale resta assolutamente sullo sfondo, malgrado a breve qualcuno si dovrà far carico di disinnescare la bomba a orologeria delle cosiddette clausole di salvaguardia, onde evitare una mazzata di nuove tasse per oltre 20 miliardi di euro.
Dunque, altro che abolizione della Legge Fornero, di redditi di cittadinanza, di nuovo welfare familiare e altre favole populiste da raccontare a un elettorato in fase di preoccupante regressione infantile. Il problema vero che si cela dietro le attuali, defatiganti schermaglie politiche che tanto appassionano i nostri opinionisti nazionali, soprattutto quelli che imperversano sul piccolo schermo, si chiama realtà, come provo a ripetere da qualche tempo. Una realtà molto difficile per un sistema Paese che non si cambia certamente con la sterile demagogia di chi ha preso i voti raccontando favole, bensì mettendo in campo tutta una serie di misure draconiane che nulla hanno a che vedere con il populismo dei vincitori.
Da questo punto di vista, se con le chiacchiere si può arrivare a convincere oltre la metà dei votanti, facendo la somma dei consensi raccolti da Lega e Movimento 5 Stelle, una volta raggiunta la stanza dei bottoni le chiacchiere medesime, come si suol dire, stanno drammaticamente a zero. A buon intenditor, poche parole.
di Claudio Romiti