Il futuro di Grasso

sabato 28 ottobre 2017


Bisogna dare atto a Pietro Grasso di essere un uomo coerente. Al suo posto la quasi totalità dei personaggi politici del momento avrebbe fatto carte false per garantirsi o la riconferma della poltrona di Presidente del Senato o una carica comunque di prestigio nel Governo o nel Parlamento della prossima legislatura rimanendo nel Partito Democratico di Matteo Renzi. Invece Grasso ha atteso la conclusione della travagliata vicenda della legge elettorale e non appena il “Rosatellum bis” è stato approvato da Palazzo Madama ha annunciato la sua uscita dal gruppo senatoriale del Pd. Può essere che questa scelta sia stata motivata dalla contrarietà all’approvazione della legge elettorale a colpi di fiducia. Cioè da una ragione contingente. Ma è molto più probabile che la sua spiegazione provenga dall’inizio della legislatura al tramonto. Cioè alla genesi della sua candidatura nel Pd e alla sua elezione alla seconda carica della Repubblica.

Grasso è stato una “invenzione” politica di Pier Luigi Bersani. Da magistrato nessuno aveva dubitato per un istante sulla sua collocazione a sinistra anche se di questa posizione l’ex capo della Procura Antimafia non ne aveva mai fatto una bandiera da esibire in ogni occasione possibile. Era una “riserva” della società civile e della magistratura organica al Partito Democratico erede della tradizione Pci-Pds-Ds. E quando Bersani ha avuto bisogno di un magistrato di prestigio, prima da inserire nelle liste del proprio partito e successivamente da accoppiare alla Boldrini per dare il segno dell’occupazione militare della sinistra delle massime cariche delle assemblee parlamentari, ha prontamente e felicemente risposto all’appello.

Grasso, quindi, esce dal gruppo senatoriale del Pd perché alla fine della legislatura trova logico e coerente tornare nella collocazione di inizio legislatura a disposizione del suo leader naturale, Pier Luigi Bersani. Naturalmente la sua condizione attuale è completamente diversa da quella del passato. Allora era un gregario di lusso. Ora è un nome troppo pesante per poter rientrare nei ranghi e accontentarsi di mettersi al servizio del capo di un tempo. La sinistra antirenziana ha trovato un leader che la può aggregare in occasione della ormai vicina campagna elettorale. E Giuliano Pisapia? O si accoda o esce di scena!


di Arturo Diaconale