mercoledì 11 ottobre 2017
L’eredità del pensiero, della prassi, dei metodi è quasi sempre accettata come una specie di “beneficio dell’inventario”. Però al rovescio. Gli eredi e aventi causa, anziché prendersi il buono e respingere debiti e magagne, sembrano più spesso prendersi le sciocchezze, la ritualità inconcludente, respingendo quel che c’era di buono e di positivo nella buonanima, sia essa una persona, una corrente di pensiero, una sedimentazione politica.
È accaduto così anche a Marco Pannella, che di eredi legittimi, illegittimi, testamentari e di acquirenti a titolo gratuito di quel tanto che ha lasciato ne ha avuti fin troppi. Tristi pensieri che mi venivano in mente leggendo di un ministro in carica, di vari deputati e senatori, con il solito contorno di uomini e donne di spettacolo e di cultura (!?) che “digiunano per lo Ius soli”, mentre Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, che ancora mangia, “ci sta pensando”.
Le malelingue, finché Pannella, bene o male, è stato un esponente di un partito politico, dicevano che mangiasse di nascosto. E nemmeno il fatto che ogni volta perdesse decine di chili di peso e si riducesse uno scheletro valeva a impedire l’ostentato scetticismo di uomini politici, “di cultura” e dell’arte. Man mano che gli “obiettivi” dei digiuni si facevano più astratti, vaghi e generici, oramai liquidato il partito e una sua politica, quelle insinuazioni si sono spente. Semmai qualcuno ha cominciato a sostenere che anche Pannella finiva col dimenticare per quale motivo stesse digiunando. E infatti, se gli ottimisti del suo seguito proclamavano che quei rischiosi digiuni richiamavano l’attenzione su importanti questioni, peraltro sempre più astratte e generiche, in realtà essi richiamarono l’attenzione solo sul fatto che digiunasse. L’ammirazione che gli stessi che avevano raccontato storielle sul gran mangiare nel mistero della notte, ora mostravano per quell’indiscutibilmente autentico digiunare non implicava, infatti, l’attenzione sugli specifici “obiettivi”, sulle cose bellissime per cui digiunava. Semmai, un po’ tutti, sostituita l’ammirazione un po’ ipocrita allo scetticismo e all’irrisione, per sentito dire ripetevano che digiunava per finalità bellissime. Quali fossero, era un particolare che avrebbe sminuito la bellezza di quel gesto.
Detto tutto questo, non vi è dubbio che questa decisione gandiana di mortificare la carne per lo Ius soli da parte di questa gente sa tanto di eredità di Pannella. Ma del passivo. Accettato con quel beneficio dell’inventario a rovescio che ne rende di moda gli aspetti più grotteschi. Digiunano per richiamare l’attenzione della gente sul fatto che digiunano, mica sullo Ius soli. Questi inesperti digiunatori, e più ancora la perplessa, nientemeno, presidentessa Boldrini che al digiuno per lo Ius soli “ci pensa”, continuando a mangiare, aggiungono, del loro: una formidabile mancanza di senso del ridicolo.
Sono lorsignori che, di fronte alle reazioni dell’opinione pubblica, hanno deciso di accantonare quelle infelice proposta di legge. Ma vogliono far sapere che gli dispiace tanto. Non digiunano per lo Ius soli, ma, al più per punirsi di aver preso in giro la foro funzione. E la gente.
Carlo Alberto, Re di Sardegna, aveva non so quale amante. Ma accanto al letto del peccato aveva il cordone di un campanello con il quale, dopo ogni amplesso peccaminoso, chiamava subito il cappellano di corte per confessarsi e fare penitenza. Meglio sarebbe, in verità, che questi eredi imitatori di Pannella dimenticassero anche loro i motivi per i quali digiunano, però prima ancora di smettere di mangiare. Una generica mortificazione della carne e un altrettanto generico mettersi in mostra con un gesto così commovente potrebbe bastare. Il mito di Marco Pannella servirebbe egualmente a tentar di farli passare per quelli che non sono.
di Mauro Mellini