martedì 29 agosto 2017
Gli applausi dei fedeli a don Massimo Biancalani e i fischi a Forza Nuova sembrano risolvere in maniera definitiva il problema del rapporto dei cattolici italiani con la cosiddetta accoglienza dei migranti. A stare alla conclusione della vicenda del sacerdote che aveva portato in piscina alcuni extracomunitari, i fedeli della Chiesa di Roma non avrebbero alcun dubbio nei confronti del comportamento da seguire nei confronti del problema dell’ingresso nel nostro Paese delle masse dei profughi provenienti dalla sponda meridionale del Mediterraneo e sosterrebbero compattamente la linea dell’apertura evangelica al povero e al diverso dettata da Papa Francesco.
In realtà i fischi a Forza Nuova non hanno questo significato proposto dai media, ormai da troppo tempo abituati a schematizzare secondo i criteri ottusi della cultura politicamente corretta. I militanti del movimento di estrema destra pretendevano di essere più papisti del Papa nel porsi come i garanti di una ortodossia tradizionalista di cui, peraltro, non hanno alcun titolo di farsi difensori e portavoce. E i compaesani di don Biancalani hanno giustamente difeso il loro sacerdote contro chi non solo non aveva alcun titolo di assumere le vesti di garante della dottrina ma, soprattutto, non era del paese e veniva dalla città ad imporre ai paesani gli ordini di una inesistente Santa Inquisizione.
Ciò non toglie, ovviamente, che l’episodio abbia confermato la stretta sintonia esistente tra Papa Francesco, alcune congregazioni e l’intero apparato delle organizzazioni del volontariato cattolico. Questa parte consistente del mondo dei cattolici italiani, che poi è la parte politicamente più attiva e mediaticamente più presente e riconosciuta, non ha alcun dubbio nell’intrecciare le ragioni evangeliche con quelle della propria sopravvivenza e sostenere che l’accoglienza è un fatto di coscienza e di fede e non di altro. Ma è certo che l’altra parte del mondo cattolico, quello che non è impegnato nel volontariato e nella ricerca di fondi per la gestione delle organizzazioni e non ha dubbi sulla interpretazione radicale e terzomondista data da Francesco al messaggio evangelico, condivida in pieno la tesi che l’accoglienza è solo questione di fede e non anche questione di gestione pratica e concreta di un problema che impatta pesantemente nella società italiana ed europea?
Gli osservatori politicamente corretti possono affermare quanto vogliono che sull’accoglienza l’unità del cattolici con il Papa è totale. Ma la sensazione che nella realtà cattolica italiana ci sia una frattura sempre più ampia e più marcata in atto è decisamente molto forte. E non è detto che i papisti progressisti siano più numerosi dei fedeli silenziosi! O dei battezzati laicizzati che non si interessano di ortodossia, ma temono che la troppa fede manchi tragicamente di concretezza!
di Arturo Diaconale