A Roma il fallimento degli incompetenti

giovedì 3 agosto 2017


Per singolare paradosso il fallimento dell’amministrazione Raggi-Casaleggio-Grillo, ormai evidente anche al più ingenuo sostenitore del Movimento Cinque Stelle e di ogni cittadino romano, costituisce la dimostrazione lampante che nelle società complesse la politica o è professionale o è la strada più diretta verso il disastro delle comunità.

Il furor di popolo che l’anno passato aveva provocato il trionfo elettorale di Virginia Raggi era fondato non sul riconoscimento della capacità della candidata sindaca (che era un oggetto misterioso per gli stessi militanti grillini), ma solo sulla rabbia e sull’indignazione per l’incapacità dimostrata da una classe politica di saper amministrare una città in cui dal secondo dopoguerra ogni problema è destinato a diventare un’emergenza ingestibile.

Gli elettori avevano votato per i Cinque Stelle non per convinzione, ma per disperazione. Nella speranza che anche se inesperti e privi di un qualsiasi retaggio culturale, i nuovi amministratori non avrebbero potuto fare di peggio di quelli vecchi.

Purtroppo l’esperienza della giunta comunale guidata da Virginia Raggi è riuscita a dimostrare in pieno che al peggio non c’è mai fine. Tanto che oggi non mancano quanti manifestano nostalgia per le precedenti amministrazioni disastrose e sono pronti ad auspicare il ritorno dei falliti del passato pur di liberarsi dei più pericolosi falliti di oggi. Queste nostalgie vanno bandite. Passare dalle padelle alla brace per poi seguire il procedimento inverso sarebbe da folli. Ma è certo che il disastro dei dilettanti e degli inadeguati pone l’esigenza della competenza e dell’esperienza nella vita politica. Per affrontare e risolvere questioni complicate ci vogliono persone preparate. Un tempo, all’epoca del trionfo delle ideologie, la competenza si formava all’interno degli apparati sorretti da quelle ideologie. Oggi che queste ultime sono scomparse e i vecchi apparati smantellati, la competenza dipende dalle esperienze personali. Chi è privo di esperienza non può avere alcun tipo di competenza.

Il caso Roma dimostra che chi non ha fatto nulla nella vita non può amministrare la Capitale. E, soprattutto, il Paese!


di Arturo Diaconale