venerdì 24 marzo 2017
Condivido lo sfogo di Andrea Bernaudo sull’amara sorte del Partito Liberale Italiano: troppi anni e troppo impegno buttati al vento per imporre più che il diritto del blasone un primato astratto per nulla fondato sulla realtà del Paese.
Ma l’amarezza per la lunga marcia verso il nulla del Pli non contrasta con la convinzione che nel panorama politico italiano si stia creando uno spazio sempre più rilevante per un’area liberale, garantista e riformatrice. Una area decisa a rivendicare ai propri valori identitari il ruolo di uniche idee-forza in grado di condurre il Paese fuori dalla crisi economica e morale che lo affligge ormai da troppi anni.
A determinare lo spazio per quest’area è la fine della Seconda Repubblica con il tramonto del bipolarismo e l’avvento di un sistema in cui alla frantumazione progressiva del centrosinistra e del centrodestra corrisponde la crescita di una forza in grado di intercettare la rabbia di una parte consistente della società italiana, ma del tutto incapace di incanalare questa sua occasionale facoltà in capacità di governo. L’avventurismo dei giustizialisti incompetenti non può più essere contrastato da una sinistra rosa dai contrasti personali dei suoi più autorevoli rappresentanti e paralizzata dall’incapacità di reagire all’impatto devastante provocato dalla globalizzazione sul suo modello di Stato burocratico-assistenziale. E non può neppure essere frenato, o tantomeno battuto, da uno schieramento di centrodestra la cui l’egemonia politica e culturale venga conquistata da forze ispirate da un populismo lepenista destinato ad essere minoritario e marginale nella società italiana.
Lo sfaldamento della sinistra e la concorrenza tra opposti radicalismi crea uno spazio per chiunque abbia le idee adatte per uscire dalla crisi e il senso di responsabilità per portarle avanti. In esso, quindi, non possono trovare spazio pezzi di vecchio ceto politico deciso a sfruttare il ritorno al proporzionalismo per rimanere inchiodati alle passate posizioni di potere. Ma hanno la loro collocazione naturale tutti quelli disposti ad investire l’entusiasmo giovanile e le competenze frutto dell’esperienza per un progetto di società che preveda la formazione di uno Stato sociale leggero fondato sulle libertà e sulle garanzie degli individui e in grado di dare lavoro e non assistenza ai propri cittadini.
Quest’area liberale, garantista e riformatrice non ha steccati o confini. Può e deve ospitare liberali, garantisti e riformatori sia del centrodestra che del centrosinistra. A decidere se ognuno rimarrà nelle sue collocazioni originarie o deciderà dare vita ad un organismo unitario sarà la futura legge elettorale. Di sicuro, però, liberali, garantisti e riformatori debbono avere la consapevolezza che senza il loro apporto di idee e di energie il Paese è destinato a sprofondare nel suo declino.
L’Opinione è pronta a dare il suo contributo ad aggregare i nuovi liberi e forti e a costruire la loro area!
di Arturo Diaconale