Salvini lancia l’Opa sul centrodestra

martedì 15 novembre 2016


Facendosi forte della vittoria di Donald Trump, Matteo Salvini in quel di Firenze lancia senza mezzi termini l’Opa sul centrodestra, candidandosi alla guida del Paese. Usando i suoi ben noti argomenti il leader della Lega Nord, sostenuto da quella parte della destra italiana che si ispira al modello lepenista e da ampi spezzoni dell’area rancorosa di Forza Italia, ha letteralmente sbattuto la porta in faccia alle componenti più moderate dello schieramento che intende monopolizzare. Componenti più moderate che in questa fase storica fanno riferimento a Stefano Parisi il quale, proprio in risposta ai duri attacchi di Salvini, ha commentato con un laconico: “Noi non siamo quella roba che è oggi a Firenze”.

E non poteva essere diversamente, considerati i toni e i programmi, se tali vogliamo definirli, che il leader del Carroccio continua ad usare come un grimaldello per convincere i più riottosi a confluire nel suo progetto politico. Un progetto politico che, per sintetizzare, mira a raccogliere consensi su una linea ancor più insostenibile rispetto a quella portata avanti dall’attuale “Governo dei miracoli”. Smantellare del tutto la riforma Fornero sulle pensioni, uscire dalla moneta unica e Flat tax al 15 per cento per tutti; queste alcune delle misure favolistiche pervicacemente riproposte anche a Firenze dal successore di Bossi e Maroni. Ed è certamente per questo, oltre ad una legittima questione di concorrenza politica, che Parisi - un uomo che ad ogni incontro pubblico esorta i propri interlocutori a studiare a fondo i problemi reali del Paese - non poteva non prendere le distanze da chi propone ad un popolo sempre più confuso pericolose scorciatoie dagli esisti catastrofici. Se alla maggioranza del popolo italiano sta bene l’approdo isolazionistico che il sovranismo monetario vagheggiato da Salvini determinerebbe, allora lo appoggino pure. Riappropriandoci del potere assoluto di stampare moneta saremmo certamente in grado di uscire dal già devastato perimetro della Legge Fornero, regalando pensioni a richiesta, e abbattere a piacimento la pressione fiscale, coprendo gli inevitabili buchi nel bilancio pubblico con robuste iniezioni di liquidità fatte in casa. Solo che la nostra già scarsa credibilità internazionale cadrebbe ad un livello tale che nessuno ci presterebbe più un dollaro bucato e sia nell’acquisto delle vitali materie prime e sia nell’interscambio in generale l’Italia raggiungerebbe ben presto una drammatica paralisi. Per non parlare dello shock inflazionistico che, erodendo il valore reale dei salari e delle stesse pensioni, trascinerebbe nella povertà più assoluta milioni di concittadini.

Ora, capisco la febbre del consenso che prima la Brexit e poi l’apoteosi del trumpismo hanno scatenato nel giovane leader della Lega. Tuttavia con un sistema Paese indebitato fino al collo e tenuto in vita dal fragile meccanismo del Quantitative easing di Mario Draghi, occorre riflettere prima di sparare a raffica tesi economicamente e finanziariamente campate per aria. Per questo il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo basta e avanza.


di Claudio Romiti