giovedì 6 ottobre 2016
Matteo Renzi sostiene che il referendum si decide a destra e la sua affermazione sembrerebbe dimostrare l’importanza e la centralità dello schieramento moderato.
In realtà il rischio vero che il centrodestra corre nella campagna referendaria è quello di vedere dimostrata e certificata la sua marginalità. Non solo perché l’obiettivo del Presidente del Consiglio non è quello di esaltare il ruolo dei moderati, ma di puntare alla loro spaccatura tra gli irriducibili antisistema ed i collaborazionisti del regime. Ma soprattutto perché i problemi sanitari che impongono a Silvio Berlusconi di limitare al massimo la partecipazione alla discussione sulla opportunità o meno della riforma costituzionale, rischiano di far rappresentare il referendum come uno scontro interno alla sola sinistra. Con quella di Matteo Renzi “illuminata” e rottamatrice delle anticaglie del passato contrapposta a quella di Massimo D’Alema e dei nostalgici del vecchio Pci. Come se la partita referendaria fosse uno dei temi, magari il principale, di quel congresso del Partito Democratico che ormai va avanti da anni sulla scena politica nazionale senza mai arrivare a conclusione e facendo pagare dei prezzi insostenibili al Paese.
Se il centrodestra non vuole correre il pericolo di venire definitivamente marginalizzato deve avere la forza di colmare il vuoto aperto dalle questioni di salute di Berlusconi con una partecipazione massiccia e convinta alla battaglia referendaria. Ma, per essere efficace e riuscire a dimostrare che lo schieramento moderato non è marginale ma continua ad essere decisivo nella politica italiana, questa partecipazione deve avere una doppia caratteristica. La prima, quella principale, è che non deve essere segnata da tante individualità distinte e separate ma da una prova di unità e compattezza. Il referendum deve diventare l’occasione per la ricucitura dei rapporti tra le diverse componenti del centrodestra e per la dimostrazione che l’area plurale dei moderati è in grado di essere non solo il terzo protagonista della scena politica nazionale, ma anche il soggetto in grado di essere decisivo per le sorti del Paese.
La seconda è che questa area plurale deve saper dimostrare all’opinione pubblica di essere portatrice non di un messaggio di ottusa conservazione della vecchia Costituzione, ma di un impegno a portare avanti una riforma vera e profonda del sistema istituzionale diversa da quella pasticciona e pericolosa di Renzi.
Il referendum, dunque, può essere l’occasione per il rilancio del centrodestra. Sempre che ci sia l’intelligenza e la capacità di approfittarne!
di Arturo Diaconale