La mission impossible di Stefano Parisi

martedì 20 settembre 2016


Concludendo a Milano la sua convention “Energie per l’Italia”, Stefano Parisi ha lanciato la sua mission impossible per un aggiornamento dello spirito liberale del 1994, rilanciando una prospettiva politica a cui tanti, in passato, avevano riposto molte speranze.

“Vogliamo costruire le fondamenta del liberalismo popolare - ha dichiarato in particolare Parisi - è vero che quel famoso credo delle libertà del 1994 era un grande manifesto liberale in cui gli italiani hanno creduto. Quella spinta nel tempo si è un po' persa; c'è stato uno sbandamento negli ultimi anni del centrodestra. Quelle politiche vanno riprese e aggiornate”.

Ovviamente, per chi continua a ritenere che per salvare il sistema Paese da un inesorabile declino non vi sia altra strada che questa, le parole dell’uomo designato da Silvio Berlusconi per rinnovare il cosiddetto fronte dei moderati non possono che risultare gradite. Tuttavia, dalla famosa discesa in campo del Cavaliere molta acqua è passata sotto i ponti. Una devastante crisi economica e finanziaria ha messo in ginocchio l’Italietta delle cicale e delle illusioni sparse a piene mani da una classe politica specchio fedele della società da cui essa emana. Ciò, oltre ad averci fatto precipitare in modo quasi verticale sul piano della capacità reale di produrre ricchezza, ha creato nella popolazione un aumento altrettanto verticale della già abnorme spinta verso l’assistenzialismo, o protezionismo sociale che dir si voglia.

Tutto questo, in estrema sintesi, ha determinato un progressivo spostamento della sfera politica nel suo complesso in direzione di una rinnovata opzione statalista, onde venire incontro alla citata domanda di protezione pubblica. Tanto è vero che i due maggiori partiti del momento, il Partito Democratico di Matteo Renzi e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, si contendono la guida del Paese proponendo in soldoni un ulteriore aumento del perimetro pubblico. Comunque sia, il più Stato e meno mercato sembra essere diventata la stella cometa per chiunque ambisca a guidare un Paese indebitato fino al collo, maglia nera d’Europa in termini di crescita e afflitto da una fiscalità impossibile. Ed è per questo che la missione di Parisi, i cui intenti appaiono sulla carta decisamente apprezzabili, rischia di essere impossibile, soprattutto nell’Era dell’insensato ottimismo della ragione del Premier rottamatore, a cui sembra fare da controcanto una opposizione grillina ancor più irresponsabile dal punto di vista delle soluzioni praticabili.

Ma se non vogliamo lasciare l’Italia delle speranze perdute in mano alla spregiudicatezza di un venditore di fumo o alla pericolosa confusione del partito degli onesti, occorre quanto meno tentare una terza via liberale. Una via la quale, per come vanno le cose nella realtà, mi auspico che si fondi su quel mai sopito senso della responsabilità individuale che ancora esiste nel Paese, evitando di raccontare utopie che non si realizzeranno mai.


di Claudio Romiti