giovedì 15 settembre 2016
La minaccia non esplicita ma fin troppo chiara contenuta nelle dichiarazioni dell’Ambasciatore Usa in Italia, John Phillips, è di ripetere l’operazione che attraverso le agenzie di rating e la speculazione internazionale portò lo spread a livelli assurdi e provocò la caduta del Governo di Silvio Berlusconi nel 2011. Cioè di scatenare una insostenibile pressione finanziaria sul nostro Paese nel caso la maggioranza dei cittadini italiani dovesse avere l’ardire di votare “No” al referendum istituzionale e mandare un segno concreto di sfiducia nei confronti del Governo di Matteo Renzi.
Nella sua incredibile ingenuità mista ad insopportabile arroganza il rappresentante in Italia del governo americano è convinto di aver fornito un aiuto decisivo al nostro Presidente del Consiglio. Come quello che il Presidente Truman diede all’indomani della guerra ad Alcide De Gasperi fornendogli i mezzi necessari a placare la fame degli italiani in cambio dell’uscita dei comunisti dal governo. Ma i tempi sono cambiati. E non perché gli italiani siano oggi molto meno disperati di allora. Ma perché la stessa maggioranza di cittadini che in quel tempo accettò di buon grado il ricatto Usa nella convinzione che la scelta in favore dell’Occidente libero era decisamente migliore di quella in favore della dittatura comunista, adesso si è convinta che il ricatto odierno non salva l’Italia dalla dittatura ma la condanna ad essere una colonia al servizio degli interessi delle grandi caste internazionali.
Renzi, allora, non può atteggiarsi a novello De Gasperi. Grazie alla improvvida iniziativa dell’Ambasciatore Usa rischia di venire marchiato come un servitorello sciocco del governo americano nelle mani di un Partito Democratico che dopo aver provocato disastri con la propria politica mediterranea pensa di completare il quadro degli errori minacciando gli italiani di un referendum di cui non sanno nulla.
È difficile calcolare la portata del danno che la sortita improvvida del rappresentante di Barack Obama a Roma abbia provocato al Presidente del Consiglio. È certo, però, che il colpo è pesante. E può risultare addirittura decisivo in un referendum che la mossa sconsiderata dell’Ambasciatore torna a personalizzare al massimo a dispetto degli sforzi di Renzi di corregge l’errore iniziale di porre la propria persona al centro del prossimo voto di novembre.
Fare previsioni certe su questo punto è difficile. Un fatto è comunque certo. Da ieri crescono gli italiani che sperano nella vittoria di Donald Trump!
di Arturo Diaconale