Quousque tandem, Matteo Renzi?

sabato 10 settembre 2016


Ascoltando i raccapriccianti annunci di nuove spese espressi nel salotto di Bruno Vespa dal Presidente del Consiglio, viene quasi spontaneo parafrasare il grande Cicerone. Quousque tandem abutere, Matteo Renzi patientia nostra?

Altro che statista che pensa alle nuove generazioni! Qui ci troviamo di fronte ad un personaggetto, come direbbe Crozza/De Luca, che sta letteralmente sfasciando i conti pubblici, insieme al quel residuo di credibilità che è rimasta all’Italietta delle cicale, con l’unico scopo di restare in sella, superando il clamoroso autogol di una riforma costituzionale a dir poco pasticciata. Una riforma la quale, anziché abolire tout court il bicameralismo perfetto, ha partorito un senaticchio dalle competenze molto confuse e, assai probabilmente, furbescamente disegnato su una presunta egemonia locale del Partito Democratico.

Sta di fatto che per sostenere questa folle operazione politica, sulla quale si giocano i destini politici del Premier, ma anche no, il genio sempre più incompreso che governa il Paese ha ampiamento superato i limiti della decenza. L’economia italiana è praticamente inchiodata, come confermano gli ultimi dati Istat su consumi e produzione industriale di luglio, ciononostante Renzi promette di far piovere sui tre più rilevanti settori della spesa pubblica - pensioni, sanità e pubblico impiego - una valanga di mance elettorali.

Secondo i primi calcoli, questa ennesima picconata inferta al bilancio dello Stato, paradossalmente inserita nella cosiddetta Legge di stabilità, sarà coperta bene che vada da almeno un punto di Pil di disavanzo. In soldoni, ulteriori 16 miliardi di deficit che andranno ad ingrossare un debito pubblico il quale, senza San Mario Draghi, sarebbe esploso da un bel pezzo. E la cosa particolarmente grave, al netto degli annunci governativi, è che si tratta in gran parte di spesa corrente, il cui unico pregio, per così dire, è quello di portare voti al pifferaio magico di turno. E hai voglia a circondarsi di espertoni di questo o quel settore, di illustri accademici pieni di titoli e riconoscimenti che riempiono di contenuti le kermesse leopoldesche del citato genio toscano.

Governare come fa Renzi appare di una semplicità disarmante. Basta trasformare il Tesoro in una sorta di bancomat illimitato e il gioco è fatto. D’altro canto, perché affaticarsi in una lunga e defatigante battaglia politica, basata su un vecchiume dialettico che rischia di far perdere tempo e, soprattutto, consensi? Il Premier che va sempre di fretta ha trovato la ricetta giusta. Si compra i voti con la spesa pubblica e festa finita, come dicono in Toscana. Il resto è solo astio e invidia dei soliti gufi che si ostinano a non comprendere la grandezza del personaggetto al timone.


di Claudio Romiti