I risparmi sognati da Renzi-Pinocchio

giovedì 11 agosto 2016


Intervenendo alla Festa dell’Unità di Bosco Albergati, da dove tre anni fa partì la sua scalata al potere, Matteo Renzi ha arringato gli ultimi sfrittallatori del tempo che fu sulle sorti certe e progressive del prossimo referendum costituzionale. Referendum sul quale il Pinocchio fiorentino ha già messo le mani avanti, dichiarando di essersi sbagliato a definirlo il suo referendum. A suo dire la paternità di questa pasticciata, finta abolizione del Senato spetterebbe solo a Giorgio Napolitano, in quanto all’atto della sua seconda investitura pose come condizione ultimativa il varo delle cosiddette riforme.

Dunque si assiste ad uno straordinario quanto repentino cambio di faccia, operato da un personaggio che per oltre due anni ha sbomballato i timpani a tutti urlando ai quattro venti che ci avrebbe sempre messo la sua.

Tuttavia il pezzo forte dell’intervento del Premier, confermando quanto scriviamo su queste pagine da tempo, si è avuto con la sfilza di promesse elettoralistiche messe a puntello del citato referendum. Promesse ovviamente tutte basate su nuove spese, soprattutto nel settore cardine delle pensioni – che com’è noto riguarda il settore elettorale più grande e più propenso a votare – per il quale il Presidente del Consiglio si è impegnato a trovare nuove, ingenti risorse. Tutto questo al fine di risparmiare, secondo una esagerata stima di Renzi, 500 milioni di euro dalla riduzione del Senato a soli 100 membri, così come previsto dalla impapocchiata riforma Boschi. Su questo punto mi ha quasi tolto la parola di bocca Mario Monti il quale, ospite su La7 di Labate e Parenzo, ha usato parole durissime contro l’uso sfacciato di comprarsi il consenso da parte di Renzi.

In sostanza l’ex Premier ha sottolineato che il grosso dei costi della politica non sono costituiti dai pur vergognosi privilegi economici della cosiddetta casta, bensì essi rappresentano ciò che gli stessi politici spendono per conquistarsi il consenso. Ed è esattamente quello che sta irresponsabilmente tentando di realizzare il Pinocchio a timone del Paese: spendere rigorosamente in deficit un nutrito gruzzolo di miliardi per risparmiare qualche spicciolo derivante dalla finta abolizione del Senato. Si tratta di una magnifica dimostrazione plastica di come si possa distruggere il futuro delle prossime generazioni, ponendo sulla loro strada altri assegni in bianco da onorare, con l’unico scopo di rafforzare il proprio potere personale.

Da questo punto di vista con Renzi stiamo certamente cambiando verso. Dalla padella del dissesto finanziario, rischiamo di finire molto velocemente nella brace di un default senza scampo. Anche perché alla guida della Banca centrale europea non ci sarà sempre un san Mario Draghi a salvarci a colpi di Quantitative easing. A tutto c’è un limite, caro Presidente del Consiglio.


di Claudio Romiti