L’identità e le chiese senza musulmani

martedì 2 agosto 2016


Domenica scorsa le chiese non sono state riempite dai credenti musulmani in risposta all’appello, lanciato dagli Imam francesi e prontamente accolto dai vescovi italiani, di pregare insieme per manifestare contro il terrorismo dei fondamentalisti.

L’iniziativa ha raccolto una adesione limitata. In parte perché una buona parte degli oltre un milione e mezzo di musulmani residenti in Italia ha avuto una scarsa informazione sulla vicenda. Ma in gran parte perché ha trovato una resistenza tanto profonda quanto inattesa. Tutti davano per scontato che una iniziativa di dialogo e di apertura di questo tipo, in perfetta linea con la cultura politicamente corretta egemone nelle società laicizzate del mondo occidentale ed in particolare nel nostro Paese, avrebbe avuto un successo sicuro. Non fosse altro perché avrebbe garantito una sorta di approvazione sociale da parte dei media a cui ben pochi nel nostro Paese sanno resistere.

Invece, a dispetto delle previsioni, l’iniziativa è sostanzialmente naufragata. Forse perché la parte dei musulmani che non ha raccolto l’invito a pregare nelle chiese è solidale con i terroristi e non con il prete francese sgozzato sull’altare? Niente affatto. La stragrande maggioranza dei musulmani è contraria ad ogni forma di terrorismo e non solidarizza affatto con chi lo pratica. La ragione è profondamente diversa. Ed i laici ed i credenti cattolici immersi nella cultura dominante dell’attuale mondo occidentale non riescono assolutamente a comprenderlo. La spiegazione è nell’identità. Che per un musulmano credente e non laicizzato è un valore assoluto da difendere e tutelare ad ogni costo, sia pure nel rispetto delle identità diverse ed altrui. Ma che per un cattolico credente al passo con i tempi non solo non è un valore ma addirittura un disvalore da eliminare ad ogni costo in quanto possibile causa di conflitto.

I musulmani, in sostanza, non sono andati in chiesa per non confondere la loro identità di credenti del Profeta con quella dei credenti di Gesù. Per loro, anche per chi nutre il massimo rispetto per la religione di Cristo, ognuno deve pregare nei rispettivi luoghi di culto. Ai loro occhi la mescolanza non produce dialogo e confronto ma solo confusione e nei tempi lunghi una sorta di sincretismo religioso destinato fatalmente a sfociare nella fine di ogni forma di religiosità. Hanno torto? Hanno ragione? Ognuno è libero di interpretarla come meglio crede. Ma chi non si pone questo problema e non ragiona in termini religiosi ma in termini di realismo politico non può non prendere atto di questa realtà. Per i musulmani la propria identità è intoccabile. Per i cattolici è riducibile ed adattabile. Non c’è bisogno di rilevare quale delle due convinzioni sia destinata a prevalere!


di Arturo Diaconale