venerdì 22 luglio 2016
Non stupisce affatto il “contrordine” di Giorgio Napolitano sull’Italicum ed il suo appello a Matteo Renzi a farsi promotore di una nuova legge elettorale che cancelli la sciocchezza del ballottaggio in un sistema tripolare e garantisca non solo la governabilità ma anche la rappresentatività. Nel corso della sua lunghissima storia politica il “Presidente interventista” ha vissuto ben altri ripensamenti. Ed uno in più, motivato dalla considerazione che il suo “interventismo” in favore di Renzi ha provocato l’intreccio tra una riforma costituzionale confusa ed una legge elettorale sbagliata, non lo spaventa o intimidisce di certo!
Il ripensamento di Napolitano dovrebbe spingere Renzi a promuovere una riforma del sistema elettorale fondata su un nuovo accordo tra sinistra e centrodestra e destinata a dare vita, dopo il passaggio delle elezioni politiche, ad un Governo di larghe intese capace di garantire quel bisogno di stabilità e di sicurezza chiesto non solo dagli italiani ma anche dai governi europei.
Qualcuno pensa che in cambio di questa prospettiva di nuove e più solide larghe intese Forza Italia dovrebbe rinunciare alla battaglia contro la riforma costituzionale e ad accontentarsi della promessa di una nuova legge elettorale. Ma chi ipotizza una eventualità del genere sembra non aver capito la lezione delle recenti elezioni amministrative e, soprattutto, il significato del voto di Roma, di Torino e di Milano.
Dal voto è emerso con chiarezza che l’elettorato del centrodestra non segue minimamente i passaggi parlamentari dei partiti che lo dovrebbero rappresentare, boccia senza appello l’ipotesi del “Partito della Nazione”, cioè la confluenza dei voti moderati sul Partito Democratico di Renzi e, pur di vedere sconfitto l’attuale Premier, o rimane fedele al centrodestra nella prospettiva di battere la sinistra (caso Milano) o favorisce il successo del Movimento 5 Stelle (casi Roma e Torino).
Ipotizzare allora che l’elettorato del centrodestra possa votare “Sì” al referendum in cambio della promessa di una nuova legge elettorale è pura follia. Se anche Forza Italia decidesse di sfilarsi dal fronte del “No”, ad avvantaggiarsene non sarebbe lo schieramento del “Sì” ma il movimento grillino e la Lega. Chi auspica una nuova legge elettorale e future larghe intese, quindi, non solo deve escludere che il centrodestra possa rinunciare alla battaglia per il “No”, ma deve sperare che il “No” vinca e che la sconfitta costringa Matteo Renzi a prendere atto che il vero ostacolo alla stabilità del Paese è rappresentato dalla sua permanenza a Palazzo Chigi. Ogni stagione politica ha i suoi interpreti. Napolitano ha pensato che Renzi fosse l’interprete principale della stagione della stabilità assicurata da un Premierato non dichiarato e da un Partito della Nazione capace di fagocitare i moderati. Ma quella stagione è passata in maniera fallimentare. Ed è bene che Napolitano (ma non solo lui) incominci a prendere atto che la futura stagione impone altri interpreti.
di Arturo Diaconale