Capri espiatori, monorotaia e Alta Velocità

giovedì 14 luglio 2016


Dopo la tragedia ecco il processo politico-mediatico ai responsabili. Ormai questo meccanismo perverso scatta in maniera inconsapevole ed inesorabile. Non per identificare giustamente cause ed artefici colposi o dolosi del disastro. Ma per celebrare un rito collettivo che nell’identificazione immediata ed ossessiva del colpevole singolo lenisca il dolore della comunità e la liberi al più presto da qualsiasi senso di colpa per l’accaduto.

La società post-moderna torna all’antico e di fronte a vicende come quella della strage dei treni incontrollati riesuma la pratica del capro espiatorio per liberarsi la coscienza e dimenticare al più presto quanto accaduto.

Non c’è da stupirsi, allora, se dal Presidente della Repubblica Mattarella al Presidente del Consiglio Renzi e via via scendendo fino all’ultimo degli esponenti politici e dei commentatori, tutti si siano affrettati a celebrare il più presto possibile il rito del capro espiatorio post-moderno. Ma il mancato stupore non deve escludere la denuncia del rischio che tutto si risolva nel far volare al più presto qualche straccio per assicurare una comoda e rassicurante assoluzione collettiva da una responsabilità che non può essere in alcun caso solo ed esclusivamente personale.

Nessuno, ovviamente, esclude l’errore umano. Ma questo errore, se mai dovesse essere trovato, non può cancellare la colpa collettiva di una politica dei trasporti realizzata in tutti i tanti decenni del lunghissimo secondo dopoguerra realizzata in maniera scellerata e demenziale. Non si possono portare alla sbarra generazioni di politici, burocrati ed industriali in parte passate a miglior vita. Ma si possono identificare i loro errori per evitare di ripeterli. E, soprattutto, per tornare a stabilire che una delle priorità non rinviabili del Paese è rappresentata dalla creazione di una rete di trasporti pubblici adeguata alle esigenze del tempo presente.

Gli antimodernisti ed i teorici della decrescita non hanno perso tempo nel sostenere che l’aver dirottato gli investimenti sull’Alta Velocità ha prodotto l’abbandono delle linee ferroviarie minori ed il disastro pugliese. Ma è proprio contro questa tesi, che si traduce nel progetto di una Italia percorsa solo da monorotaie, che si deve reagire trovando spunto dalla tragedia pugliese per un maggiore e convinto impegno in favore della priorità della crescita e della modernizzazione.

Il futuro non può essere la monorotaia al posto dell’Alta Velocità, ma il contrario.


di Arturo Diaconale