mercoledì 13 luglio 2016
Nessuno dubita che, come dicono Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, che il Parlamento italiano formato dalla Camera dei deputati e da quella dei senatori, sia il più costoso di quelli dei Paesi della Nato e dell’intero mondo occidentale. Il Presidente del Consiglio e la ministra delle Riforme sono impegnati nella campagna in favore del “Sì” al referendum e sanno bene come l’argomento dei costi eccessivi e delle spese inutili possa fare breccia su un corpo elettorale segnato da una crisi economica che ha prodotto disagi e sacrifici per tutti tranne che per i privilegiati della politica e della burocrazia.
Ma il tema del Parlamento costoso è propagandisticamente efficace, ma anche estremamente pericoloso. Perché se è vero che Camera e Senato costano di più degli organismi rappresentativi francese, inglese, tedesco o americano è molto più vero che la Presidenza della Repubblica, la Corte costituzionale, il Consiglio Superiore della Magistratura e, via via, tutti gli organismi istituzionali e burocratici del nostro Paese, dai ministeri centrali alle Regioni, dalle grandi società a partecipazione pubblica alle infinite municipalizzate che hanno di fatto occupato ogni spazio negli enti locali, hanno costi esorbitanti, ingiustificati, inaccettabili.
La riforma costituzionale proposta da Renzi e Boschi non cancella il bicameralismo perfetto perché conserva il Senato ed una parte delle sue prerogative e non tocca minimamente, se si esclude l’eliminazione del Cnel che di fatto è già stato smantellato, l’intero apparato politico-burocratico che grava inutilmente e pesantemente sulle spalle dei cittadini.
La riforma renziana, in sostanza, è la classica riforma gattopardesca che sembra cambiare tutto ma che concretamente è diretta a non cambiare un bel niente. Fatta la riforma, sempre che passi, rimarranno i costi esorbitanti, ingiustificati ed inaccettabili di tutte le alte cariche politiche e burocratiche di Stato, Regioni, enti pubblici e società statalizzate. Cioè di quel ceto burocratico-clientelare che si è ingrossato a dismisura dagli anni Sessanta del secolo scorso ad oggi e che rappresenta la vera e più inamovibile cappa di piombo che tiene piegata, bloccata ed al proprio servizio l’intera società italiana.
Per questo motivo il tema del costo del Parlamento è un tema rischioso. Chi lo solleva non si rende conto di aprire una voragine in cui rischia di venire trascinato a forza da chi vorrebbe un cambiamento vero e non falso ed illusorio.
di Arturo Diaconale