Grillini: il potere dell’incompetenza

martedì 12 luglio 2016


I dieci assessori della giunta romana di Virginia Raggi hanno un budget ciascuno di trecentomila euro per creare le proprie squadre di collaboratori e di esperti. Non si tratta di una cifra esagerata se si considera che alcuni assessorati romani equivalgono ad un ministero nazionale ed anche quelli meno strategici ed importanti incidono pesantemente sulla vita di alcuni milioni di cittadini. Ma il problema non è la dimensione di questo “tesoretto” pubblico, ma il suo impiego. Servirà ad assicurare competenze indispensabili (o semplicemente utili) per la comunità o verrà utilizzato per garantire posti?

In passato tutti sanno che per tradizione bimillenaria gli uffici comunali romani servivano per beneficare i “clientes”. Oggi, con i Cinque Stelle giusti al governo della città in nome della “pulizia” e della lotta allo spreco, ci si augura che al posto dei “clientes” ci siano i “competenti”. Ma è possibile un’operazione del genere da parte di un movimento politico che non avendo avuto il tempo di formare dei “clientes” non ha avuto neppure la possibilità di selezionare dei “competenti”?

Il rischio che grava sull’amministrazione romana di Virginia Raggi ed in generale sull’intero Movimento Cinque Stelle è che a fare da bacino per l’identificazione della classe dirigente non ci sia né una massa di parassiti, né una ristretta casta di illuminati ma solo il nucleo duro e puro delle poche centinaia di militanti che usano la Rete per manifestare la propria presenza ed incidere sulle scelte del vertice grillino.

Si dirà che in attesa di selezionare dei “competenti” adeguati è sempre meglio puntare sui militanti che sui semplici sfaccendati. Ma troppo spesso i militanti attivi sono sfaccendati pronti a diventare clientela. E la selezione dei competenti tra di loro diventa o un’impresa ardua o la conseguenza non di un meccanismo democratico ma di una cooptazione fatta dall’alto da parte dei componenti del cosiddetto “direttorio” o dei supervisori del “direttorio” stesso Beppe Grillo e Davide Casaleggio.

Intendiamoci, nei sistemi gerarchico-autoritari la cooptazione dall’alto può funzionare. In fondo la Chiesa cattolica applica questo metodo da duemila anni. Ma per non incepparsi il meccanismo deve essere guidato da persone della massima competenza. Quella competenza che non sembra poter essere vantata da chi si ritrova oggi senza alcuna preparazione alla guida di grandi città o dello stesso Movimento. Il caso di Luigi Di Maio, che studia addirittura da Premier e che sta girando per il mondo cercando di accreditarsi come il possibile Presidente del Consiglio della futura Italia grillina, è emblematico. Giunto in Israele il Premier in pectore ha spiegato che per portare la pace in Medio Oriente basterà arrivare alla formazione di due Stati, uno palestinese ed uno ebraico, dopo che Israele sarà rientrata entro i confini del 1967 ed avrà riconsegnato ai siriani le colline del Golan.

Già, ma quali siriani Israele dovrebbe riconsegnare il Golan secondo Di Maio? A quelli di Assad o a quelli dei nemici di Assad? A quelli sostenuti dagli Usa o a quelli aiutati dalla Russia? Agli sciiti armati dagli iraniani o ai sunniti appoggiati dai sauditi?

La pulizia al potere fa solo guai se alle spalle ha solo arroganza ed incompetenza!


di Arturo Diaconale