L’Italia di Renzi serva degli junker tedeschi

mercoledì 6 luglio 2016


Le conseguenze di una guerra e di una visione del mondo perdurano nei secoli. Al punto da creare posizioni così distanti ed inconciliabili che difficilmente gli antagonisti potranno mai convivere in una stessa area, o mercato si direbbe oggi.

Il caso sotto gli occhi di tutti è quello della difficile convivenza nell’Unione europea tra nazioni mediterranee cattoliche e nordeuropee calviniste, luterane, protestanti. L’Italia è stata per secoli alleata militare (nonché succube) dell’Impero spagnolo, i suoi signori hanno sempre finanziato i capitani di ventura che guerreggiavano contro i tedeschi: come risposta il mondo germanico ci faceva saccheggiare dai lanzichenecchi. Nell’Ottocento degli imperi centrali c’era una neonata Italia considerata dal Nord Europa giovane e inaffidabile nelle alleanze. Nel Novecento i tedeschi ci hanno profondamente odiati per aver fregato le terre all’Austria, mondo germanofono e germanocentrico, contribuendo di fatto al tramonto dell’egemonia austroungarica nella Mitteleuropa. Anche la storia dell’armistizio dell’8 settembre del 1943 non l’hanno poi tanto dimenticata: da allora nessun tedesco si sente alleato dell’Italia e mal convive col Belpaese nell’Ue. Nelle parole del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble c’è tutto il senso della soluzione finale che caratterizza la visione germanica (e luterana della vita): “Nessuno sconto per l’Italia, per le banche italiane, devono fallire”. Sempre Schäuble chiedeva quattro anni fa il fallimento dell’Italia, ricordando che alla montagna di debito pubblico ci sono da sommare le tante multe dell’Ue mai pagate dall’Italia: una cifra astronomica, impronunciabile, che fa paura.

Attenta analisi può dimostrare come il debito pubblico sia stato gonfiato ad arte con un gioco d’interessi sugli interessi, a cui vanno aggiunte indubbie speculazioni finanziarie. Mentre le sanzioni dell’Unione sono frutto di politiche lobbistiche tese a sconfiggere l’Italia manifatturiera a tutto vantaggio di Germania e Nord Europa. Basti considerare che l’Italia ha approvato più del 90 per cento delle normative europee in campo commerciale, artigianale, industriale, edile… ed è soffocata dalle sanzioni. Mentre il Regno Unito (appena reduce dal referendum anti-Ue) ha approvato uno scarso 7 per cento delle normative europee, ma Bruxelles non ha comminato a Londra nemmeno una contravvenzione piccina piccina. L’Ue è forte con i deboli e debole con i forti, soprattutto non perdona la visione cattolico-perdonista e solidarista (anti-finanziaria) dell’Italia. C’è una antefatto storico che la dice lunga sui nostri soci nell’Ue. Per ordine del cattolicissimo imperatore di Spagna, i “tercios” (in gran parte costituiti dalla milizia volontaria della Santa Inquisizione) comandati dal generale Ambrogio Spinola avevano assediato Breda fino al 1648, per quasi un anno, riducendo alla fame la ridente città delle Fiandre. In quello stesso anno la pace di Vestfalia sembrava avesse chetato le belligeranze nel Vecchio Continente. Magra illusione, iniziavano nell’Impero spagnolo una sequela di rivolte, sollevazioni che spuntavano come dal nulla. Di fatto sua maestà cattolica non aveva considerato che amici delle Fiandre erano, oltre agli inglesi, anche i francesi (e per mero interesse commerciale). E la vendetta non si fece attendere, mentre gli inglesi usavano la pirateria contro i galeoni spagnoli, di contro francesi e tedeschi crearono un vero e proprio embargo ai prodotti dell’Impero spagnolo. I primi a pagarne le conseguenze furono i sudditi del Regno delle Due Sicilie, che subirono a più ondate tagli di rapporti commerciali, fino a quella tragedia passata alla storia come la Carestia del 1764, la grande carestia del Regno di Napoli. La vendetta scorre lenta e giunge anche a distanza di secoli.

Valga da esempio il vivace scambio di opinioni tra Matteo Renzi e Angela Merkel, andato in scena (secondo fonti diplomatiche) nel corso della seconda giornata del Consiglio europeo di Bruxelles. L’oggetto della discussione è stato l’Emu, l’Unione economica e monetaria, in particolare la questione dello schema europeo sui depositi bancari. La cancelliera tedesca si è opposta alla nascita del “Fondo unico di garanzia” per i depositi bancari, mentre il capo del Governo italiano (memore delle conseguenze del caso delle quattro banche salvate) è determinato ad ottenere il fondo. Nel corso del battibecco, Renzi avrebbe rinfacciato alla Merkel l’acquisto degli aeroporti greci da parte di aziende tedesche: imprese partecipate da banche tedesche. Tornano a bomba le parole di Schäuble, ovvero “l’Italia deve fallire”. Infatti per la Germania, dopo la Grecia tocca all’Italia cedere ai capitali tedeschi tutti gli importanti asset (cespiti aziendali) del Bel paese. È evidente come la stampa sia pronta a dare del populista a chiunque non accetti un futuro da servo della gleba degli junker tedeschi (aristocrazia prussiana).

Allora diciamola tutta, qui ci vuole un Presidente del Consiglio che bruci nella pubblica piazza tutte le sanzioni Ue, dicendo agli italiani “da oggi potete produrre in barba alle normative europee”, soprattutto “potete tornare a costituire banche popolari e cooperative di credito come si usava più di trent’anni fa”. Ecco la ricetta.


di Ruggiero Capone